Seguendo orme d’inchiostro…

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Come reagireste se, giunti a casa dopo una lunga giornata di lavoro, appoggiata la 24 ore o la borsa in un angolo, sedendovi per due secondi di relax sulla poltrona ed aprendo l’ultimo best-seller appena acquistato, vi cadesse l’occhio sul frontespizio “decorato” da vostro figlio/figlia con una bella manina immortalata con pennarello? Non è scontata la reazione come potrebbe sembrare ad un’analisi superficiale.

Direi che potremmo trovarci di fronte tre possibili varianti:

  • Il lettore “Usa e Getta”. Questo tipo di lettore non si scomporrebbe più di tanto, una volta letto il libro verrebbe depositato in un angolo e forse mai più riaperto. Appreso il suo testo perderebbe il suo interesse. Quello che conta è il contenuto, non il contenitore. La “manina” di suo figlio verrebbe presto dimenticata. A volte è lui per primo a segnare i libri con “orecchie” considerando il segnalibro un inutile orpello.
  • Il Lettore “amatore o bibliofilo perfezionista”. Questo lettore, diversamente dal primo, non considera il libro importante per il solo contenuto ma riconosce il suo valore anche come contenitore. Custodisce libri con passione e ordine; sugli scaffali li suddivide per autori, argomenti oppure, a volte, per colori e dimensioni. L’amatore se potesse toccherebbe i libri con i guanti, difficilmente li presterebbe e soffrirebbe di crisi d’ansia in attesa della restituzione. Il Bibliofilo perfezionista ricerca testi intonsi, inorridisce di fronte alla mancanza anche solo di una carta bianca osservando segni di tarlo seppur marginali. In questo caso, è ovvio, trovare quella “manina” sulla pagina iniziale sarebbe un affronto per il lettore e un oltraggio che il pargolo ricorderebbe, causa reprimenda genitoriale, per gli anni a venire.
  • Il lettore “Esploratore o Bibliofilo passionale”. Qui il discorso diventa complesso. Questo tipo di lettore bibliofilo è stato quasi sempre precedentemente un amatore dei libri perfezionista. E’ passato dalla fase “maniacale” della conservazione e della perfezione, ma è andato oltre. Si è fatto travolgere dalla passione, ha incominciato a intravedere un senso dietro quei “difetti” che inizialmente detestava. Ha imparato ad apprezzare i segni del passaggio dell’uomo che, al suo nuovo sguardo, arricchiscono invece di sminuire il valore di un’opera. Tracce di vita dei libri. Non la ricerca della perfezione, la ricerca di un’anima. Il bibliofilo osserverà la “manina” di suo figlio e sorriderà pensando alle “manicule” incontrate nelle scorribande librarie.

Ma cosa sono le “manicule”?

Da sempre l’uomo ha sentito l’esigenza, soprattutto durante sedute di lettura mirate all’apprendimento, di accompagnare la voce e la mente con segni grafici il cui scopo era ed è quello di concentrare l’attenzione e sfruttare la memoria visiva per fissare concetti.

Ricordo ancora l’emozione del giorno in cui incontrai per la prima volta su una “cinquecentina” appena acquistata le note manoscritte coeve di un lettore dell’epoca. Immaginare una persona, il suo scrittoio, una o più candele a illuminare il testo fresco di stampa, la mano ferma intenta, con pennino e inchiostro, a “segnare” per sempre quelle pagine intonse. Non è raro infatti trovare piccole tracce di cera su questi libri, ricordi di candele la cui breve esistenza risale anche a 400-500 anni or sono. Alcuni lettori poi si spingevano oltre ed insieme ed a fianco alle manicule comparivano volti, animali, disegni vari.

Una delle più belle scoperte in tal senso la feci in un tardo incunabolo (si definiscono incunaboli i libri stampati da Gutenberg sino all’anno 1500), un “De Officiis” di Cicerone stampato a Venezia nel 1496. Il libro riportava una nota di possesso intrigante “Jo Marini Caracciolo”. Dalle ricerche effettuate apparve verosimile che la firma di possesso appartenesse a Marino Ascanio Caracciolo, nobile napoletano che fu protonotario apostolico del Cardinale Sforza verso la fine del XV secolo.

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Il frontespizio del “De Officiis” del 1496 con firma “Marini Caracciolo”

Il nostro uomo, evidentemente uomo di lettere e di cultura, arricchì il testo con numerose annotazioni (in latino ovviamente), parentesi, sottolineature ed un delicato viso di profilo, un piccolo peccato di orgoglio ad ornare un prezioso capolettera.

 

Questo ritrovamento fu il primo di una lunga serie. Circa 70 anni dopo veniva stampata a Venezia presso lo stampatore Hieronimum Scotum una bella edizione delle “Quaestiones Disputatae di San Tommaso D’Aquino. Ed anche in questo caso al testo impresso dai caratteri mobili dello stampatore, si è affiancata una preziosa dote di note manoscritte. Il volume infatti riporta, tra le altre, una nota manoscritta coeva a firma di Francesco Maria Piccolomini (Vescovo di Pienza e di Montalcino).

 

Niente di meglio, per verificare l’esattezza dell’attribuzione, che tornare alle origini. Organizzai dunque un viaggio a Pienza dove tuttora risiede il palazzo storico della famiglia Piccolomini. All’interno del palazzo è ospitata ancora la Biblioteca familiare che contiene un ricco corredo di volumi a stampa del XV e XVI secolo in parte anche manoscritti dai Piccolomini.

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Palazzo Piccolomini – Pienza

Un esempio di come, da orme di inchiostro, è possibile percorrere e scoprire autentici sentieri storici e geografici. Il testo in questione, oltre alle solite manicule e note sparse nel testo, riporta nelle ultime carte bianche 3 pagine intere manoscritte sempre coeve.

 

Altre volte può succedere di incontrare testi oggetto di antico studio sui quali ritrovare diverse scritture e annotazioni segno di passaggi di mano. Ne è un bell’esempio una copia dell’Opera Omnia di Bernardo da Chiaravalle impressa a Lione (dopo Venezia il luogo più comune di stampa nel XVI secolo) nel 1538 dai Fratelli Giunta (importante famiglia di stampatori fiorentini). Il testo fu chiaramente oggetto di studio religioso in qualche monastero o abbazia e diverse “mani” lo arricchirono di postille e commenti con segni e grafie diverse.

 

Le orme d’inchiostro possono guidarci attraverso i secoli, da quello dei “libri nella culla – gli incunaboli” e delle cinquecentine, sino ai giorni nostri. A volte era l’autore o l’editore stesso a voler “certificare” con la propria firma o segni manoscritti l’opera. E’ il caso ad esempio di un volumetto del XVIII secolo, “L’eraste – ou l’ami del Jeunesse” scritto da un Abate (Filassier Jean Jacques) e stampato a Parigi nel 1774 da “Chez Vincent – Imprimeur-Libraire”; lo stampatore, infatti, decise con nota manoscritta di certificare che “…  cette edition est la seule veritable”. Una nota un po’ auto-referenziale, di sicuro l’editore non difettava di autostima.

Durante questo viaggio è possibile incontrare personaggi che nella storia hanno rivestito cariche politiche ed amministrative di rilievo nazionale e internazionale come un governatore delle Indie Occidentali. Questa fu una delle “orme” che richiese il maggior sforzo di ricerca. Si trattava di uno dei primi libri acquisiti per la nascente biblioteca personale, una copia del libro “Baconiana or certain genuine remains of Sir Francis Bacon” stampato a Londra nel 1679. Un volume che si presentava con una rilegatura in mezza pelle e piatti marmorizzati di chiara fattura ottocentesca. A pagina 136, una carta bianca di separazione tra due opere (era d’uso all’epoca frequentemente rilegare più opere insieme anche per motivi economici) comparve la scritta datata 1713: “ Liber est meus, Gestus deus siquis, me querito nomen, Hick Herat Arthur Hodge”. Era ovvio che, per quanto parte della frase risultasse di difficile interpretazione, il libro fosse appartenuto a tale Arthur Hodge membro di una famiglia di colonialisti delle Virgin Island verso gli inizi del XVIII secolo; Arthur fu governatore dell’Anguilla per la corona britannica tra il 1741 e 1749 (Nota: Il figlio, Arthur William Hodge, divenne famoso per essere stato il primo inglese “bianco” condannato a morte – condanna eseguita- per l’omicidio di uno schiavo di colore).

 

Le orme, le note manoscritte non perdono di valore anche avvicinandoci con la macchina del tempo ai giorni nostri. Manicule, note, sottolineature, segni e disegni. Forse da domani sorrideremo pensando a chi, tra qualche centinaio d’anni, osservando la “manina” in pennarello di nostro figlio sul frontespizio di un antico best-seller di inizio XIX secolo, gioirà per la scoperta e per l’anima che quel piccolo segno avrà donato al libro rendendolo unico tra tanti.

  2 comments for “Seguendo orme d’inchiostro…

  1. 25 settembre 2018 alle 23:36

    Vado spesso per mertatini a caccia di libri anche usati , via po a Torino o il mercatino di piazza Ghiaia a Parma sono due dei posti che preferisco. Molte volte ho fantasticato sui precedenti proprietari dei libri proprio per gli appunti o anche semplicemente dei segni che riportano.

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