
Fase di caricamento dell’idrogeno nel Pallone aerostatico di Sir Lunardi – 1784
By: leportedeilibri
Il calendario avverte che il mese di settembre volge al termine. Nell’aria in questi giorni un vento schietto, persistente. Non vi è momento migliore dunque per ricordare un altro settembre “d’aria”, circa due secoli orsono, nel quale l’uomo tagliò le radici con la sua “terra”. E l’occasione è buona anche per presentare un collaboratore del blog i cui contributi compariranno con lo pseudonimo di “palloncinoGrigio” e che ci racconta questa avventura “leggera” come la carta e l’aria.
Due libri, due tappe della storia del volo umano
19 settembre 1783 – 15 settembre 1784
By: PalloncinoGrigio
Tanto è stato scritto sul desiderio dell’uomo di innalzarsi nel cielo e sui suoi sforzi per farlo. Sin dalla più lontana antichità, dal mito eterno di Icaro fino alla recente conquista dello spazio cosmico, passando per gli esperimenti di Leonardo: sogno e scienza. Ci sono voluti millenni, ma alla fine l’uomo, con l’intelligenza e la perseveranza, ce l’ha fatta a realizzare il suo sogno: c’è qualcosa di grande, di eroico in questo desiderio di elevazione che sfida la stessa natura umana che ci impone di strisciare attaccati alla terra. L’uomo non si è dato per vinto, ha lottato, una lotta lunga, difficile che ha fatto anche tante vittime, ma un giorno un essere vivente è riuscito a staccarsi dal suolo, per pochi metri, per pochi minuti. E’ stato l’inizio di una grande epopea.
C’è un libro che, forse più di altri, racconta i primi passi di questa avventura: è stato scritto da un testimone oculare, un uomo di scienza e quindi attendibile.
Barthelémy Faujas de Saint-Fond nacque il 17 maggio 1741 a Montelimar, nella media valle del Rodano, a nord della Provenza. L’amore per le scienze e la terra lo portarono ad eccellere nel campo geologico. Fu Professore e Amministratore del Museo Nazionale di Storia Naturale di Francia. Esperto di vulcanologia e mineralogia, scoprì miniere di ferro e fu grande viaggiatore. Ma non studiò solo la terra, anche l’aria suscitò in lui grande interesse. In particolare egli si adoperò concretamente per diffondere la conoscenza del volo con palloni aerostatici e collaborò anche con i fratelli Montgolfier. Nel 1784 scrisse e pubblicò a Parigi la storia delle esperienze fatte dai Montgolfier.
“ESPERIENZA. Fatta in Versaglies a’ 19 di Settembre 1783 alla presenza del Re e della Real Famiglia, dal Sig. di Montgolfier con una Macchina Aerostatica avente 57 piedi d’altezza, e 41 di diametro.”
Questo è il titolo di un interessante capitolo del suo libro, in cui Faujas descrive minuziosamente un momento di questa impresa, esponendo da scienziato non solo i particolari tecnici, ma anche raccontando in modo suggestivo l’evento a cui egli partecipò, su invito del Re di Francia, insieme a tutti i più importanti uomini di cultura dell’epoca.
Erano le 10 della mattina del 19 settembre 1783 quando un’enorme quantità di vetture cominciarono ad affluire sul viale che portava da Parigi a Versailles: era tutta gente che voleva assistere all’impresa. Nel cortile del Castello intanto, su un palco predisposto per l’occasione, fervevano i preparativi a cui Faujas poté partecipare personalmente.Quando tutto fu pronto, arrivarono i Reali, Luigi XVI e Maria Antonietta, che vollero salire sul palco per osservare da vicino il pallone.

Il pallone aerostatico dei fratelli Montgolfier si alza in volo sui cieli di Versailles – 1783
Poiché un bando del Re aveva severamente proibito che esseri umani partecipassero a questi esperimenti, si era pensato di usare degli animali (non fu forse una cagnolina, Laika, il primo passeggero di un’ astronave lanciata nello spazio nel 1957? Piccolo eroe inconsapevole di questa grande epopea). Appesi al pallone in un cesto di vimini furono quindi posti tre animali: “un castrato, un galloe una volpe”, secondo il racconto di Faujas. Il pallone volò per 8 minuti e raggiunse un’altezza di 1700 pertiche (circa 500metri).
Il manoscritto con la descrizione di questa ascesa e di altre compiute prima e dopo, fu pubblicato, come si è visto, nel 1784 a Parigi. Lo stesso anno, per vie a noi sconosciute, giunse a Napoli nelle mani dell’editore Vincenzo D’Aloysio. Perché Napoli? Siamo nel secolo dei “Lumi”, Napoli era una città vivace, che aveva stretti legami culturali con la Francia e una nascente attività tipografica/editoriale, specializzata soprattutto nel campo scientifico, che presto si sarebbe notevolmente intensificata. D’Aloysio, dunque, venne in possesso del manoscritto, chiese informazioni e decise di tradurlo e pubblicarlo, procurandosi dalla Francia le matrici delle incisioni originali con gli schemi dell’aerostato. Nasce così l’edizione in lingua italiana, contemporanea a quella parigina, della “DESCRIZIONE della esperienza della macchina AEROSTATICA dei signori di Montgolfier”, corredata delle Tavole con i disegni originali delle diverse “macchine” fabbricate.
Le imprese dei fratelli Montgolfier sono note a tutti, non altrettanto famose sono quelle compiute da Vincenzo Lunardi, che pure è da considerare uno dei più grandi pionieri dell’aerostatica.
Vincenzo Lunardi nacque a Lucca nel gennaio del 1754. Uomo eclettico, prima Ufficiale del genio nell’esercito del Regno di Napoli, fu poi nominato Segretario dell’Ambasciatore del Re di Napoli in Inghilterra. Lunardi era un appassionato di aeronautica e buon conoscitore dei principi chimici. Durante il suo soggiorno in Inghilterra, progettò e costruì personalmente un pallone a idrogeno che, sfruttando le proprietà di questo gas più leggero dell’aria, era dotato di migliore capacità ascensionale rispetto a quello dei francesi ed aveva una maggiore autonomia.
Il 15 settembre 1784 Lunardi compì il suo primo volo, partendo da una località nei pressi di Londra, presente il Principe di Galles e una folla oceanica per l’epoca (si presume più di centomila persone). Lunardi salì personalmente sul pallone, insieme a un cane , un gatto ed un piccione, e s’innalzò fino a 4 miglia di altezza, rimanendo in aria per più di due ore e percorrendo una distanza di 24 miglia. Le cronache di questo volo riportano un piccolo, curioso aneddoto. Ad un certo punto Lunardi si accorse che il gatto soffriva, probabilmente per il freddo dovuto all’altezza raggiunta, e decise si scendere. Così fece, lasciò libera la bestiola e risalì per portare a termine il suo viaggio atterrando a Ware, nell’ Hertfordshire. Nel luogo dell’atterraggio, per ordine del Re Giorgio III, fu posta un’iscrizione presente ancora oggi che riporta queste parole:
“Let posterity know, and knowing, be astonished, that on the fifteenth day of September, 1784, Vincent Lunardi of Lucca, in Tuscany, the first aerial traveller in Britain, mounting from the Artillery Ground in London, traversing the region of the air for two hours and fifteen minutes, in the spot revisited the earth. On this rude monument for ages be recorded, that wondrous enterprise, successfully achieved by the powers of chemistry and the fortitude of man, that improvement in science, which the gret Author of all knowledge, patronising by His providence the inventions of mankind, hath graciously permitted to their benefit and His own eternal glory”.
“Sappiano i posteri, e stupiscano, che il 15 settembre 1784 Vincent Lunardi da Lucca in Toscana, primo viaggiatore aereo in Gran Bretagna, si innalzò dall’Artillery Ground e attraversò la Regione dei Venti per due ore e quindici minuti… Questo monumento ricorderà questa grande impresa consentita dalla forza della chimica e dal coraggio dell’uomo…per eterna gloria”.
Questa impresa suscitò un grande entusiasmo in tutta l’Inghilterra e Lunardi diventò un personaggio molto famoso e molto amato. Su di lui furono scritte persino delle poesie. Lo stesso anno, subito dopo il volo, Lunardi pubblicò a Londra una serie di lettere con la descrizione di questa sua impresa: “An account of the First Aerial Voyage in England, in a SERIES of LETTERS to his Guardian Chevalier Gherardo Compagni”. Il testo della copia in nostro possesso, corredato di disegni e un bel ritratto dell’autore, fu legato, come si usava all’epoca per motivi pratici ed economici, con altri 2 libri. Un dettaglio, un segno d’inchiostro su carta lo arrichisce: la firma autografa di Lunardi.
A questo primo volo ne seguirono altri in Inghilterra. In seguito Lunardi compì, con alterna fortuna, diverse altre ascensioni in Inghilterra, in Italia, Spagna e Portogallo. Morì in Portogallo, per malattia, a soli 52. Vincenzo Lunardi ebbe grandi meriti, soprattutto per l’intuizione di usare un gas più leggero dell’aria, ma non gli fu mai veramente riconosciuto, nella storia del volo umano, il posto che avrebbe meritato.
Con i famosi Montgolfier ed il non meno eroico Lunardi spicchiamo dunque il volo che ci traghetterà verso il mese d’Ottobre.