Sono solo favolette…

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Tempo fa, in una libreria della capitale alla ricerca di ispirazione, chiesi ad un commesso cosa ci fosse al piano sotterraneo specificando che cercavo libri non comuni. Rispose :<< Oh, sono SOLO libri per bambini lì sotto, non troverà niente di interessante >>. Quella frase mi fece pensare. Quante volte sarà sfuggito anche a noi un “è solo un libro per bambini”? Ma la storia della letteratura è dietro l’angolo pronta per smentirci. Nei secoli le favole, le storie apparentemente per bambini, sono state spesso mezzo straordinariamente intelligente per trasmettere messaggi molto “adulti”. E dalla cosiddetta letteratura per l’infanzia sono nati capolavori senza tempo. Proviamo ad “immergerci” e a navigare nei secoli passando attraverso libri di fiabe, racconti straordinari, mondi fantastici, mostri e cavalieri. Di fronte al commesso chiudiamo gli occhi ed entriamo nella prima “porta”.

1. Esopo

La prima porta si apre sul mondo classico e ci introduce il mondo di Esopo. Lo osserviamo, in questo caso, grazie all’edizione “Aesopi Phrygis et aliorum Fabulae” stampata nel 1668 a Venezia da “Dominici Lovisae”. Un mondo di favole descritte come “archetipiche”. Sono componimenti molto brevi che hanno per protagonisti spesso animali “umanizzati” ed una morale più o meno esplicita. Tra le più famose “la Volpe e l’Uva”, “Al lupo! Al lupo!”, “La gallina dalle uova d’oro”.Ci rendiamo conto che dietro le favole di Esopo si celano messaggi importanti, lezioni di vita con un chiaro scopoeducativo. Sono favole senza tempo che non hanno perso nulla del loro smalto attraverso i secoli.

2. Lo Cunto de li cunti

La seconda porta si apre su un libro sconosciuto ai più ma in realtà fonte ed ispirazione di molte favole moderne a partire da Perrault sino ai fratelli Grimm. Parliamo del “Pentamerone – Lo cunto de li cunti” in edizione del 1722 stampata a Napoli. Il “Cunto de li cunti” è una raccolta di favole popolari scritta e stampata per la prima volta da un nobile campano, Giambattista Basile, tra il 1634 e il 1636. Un ‘opera barocca pensata per l’intrattenimento nelle corti. La caratteristica è quella della novella medioevale e attraverso la “favola” affronta temi molto “adulti” e complessi. Tra i racconti che hanno ispirato fiabe note a tutti la “Gatta Cenerentola” e la favola che ispirò Raperonzolo. Nei secoli successivi molti saranno gli scrittori che attingeranno dal “calderone” di Basile, una vera e propria fucina di racconti fiabeschi.

3. La Fontaine

La terza porta ci conduce dal XVIII al XIX secolo. Incontriamo nell’anno 1818, grazie ad una bella e riccamente illustrata edizione parigina, le favole di La Fontaine. Jean de la Fontaine (scrittore francese vissuto nel XVII secolo) riprende lo schema classico di Esopo che hanno per protagonisti degli animali. Tra le più famose “Il gatto e la volpe”. La Fontaine si ispirò anche a Fedro e mostrò forte interesse per la morale e la satira

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4. Charles Perrault

La quarta porta si apre pochi anni più avanti, nel 1833, e ci mostra una pregevole edizione delle favole di Charles Perrault stampate a Parigi e illustrate da Gustave Dorè. Perrault (contemporaneo di La Fontaine) attinse anche lui dall’opera di Giambattista Basile. Sua la versione ottocentesca della “Bella addormentata nel bosco”, “Cappuccetto Rosso”, “Barbablù” e “Il gatto con gli stivali”

5. Hans Christian Andersen

Nel 1847 si apre la quinta porta. Di fronte a noi “Wonderful Stories for children by Hans Christian Anderson” (a noi meglio noto come Andersen). Si tratta di una delle prime edizioni delle sue fiabe. Tra le più famose ricordiamo “La principessa sul pisello”, “La sirenetta”, “Il soldatino di stagno” (cui personalmente sono molto legato), “Il brutto anatroccolo” e “La piccola fiammiferaia”.

6. I fratelli Grimm

E’ ora di lasciarci alle spalle il XIX secolo ed entrare nel ‘900. La porta, questa volta, si apre su una bella edizione delle favole dei Fratelli Grimm (vissuti a cavallo tra 1700 e 1800). E’ un’edizione risalente al 1909 con illustrazioni dell’artista vittoriano Arthur Rackham. Tra le fiabe più celebri “Hansel e Gretel”, “Il principe ranocchio”, “Biancaneve”. Sono favole molto “adulte” addirittura cruente nelle loro prime edizioni. I Fratelli Grimm rielaborarono soprattutto vecchi racconti della tradizione popolare tedesca. La loro produzione dimostra come il mondo della favola rappresenti uno stratagemma per raccontare gli aspetti più reconditi e cupi dell’animo umano.

7. Il “novecento”

Continuando a “navigare” nel ‘900 incontriamo numerosi protagonisti sul palcoscenico della favola o della narrativa “apparentemente” indirizzata all’infanzia. Da Beatrix Potter ed i suoi coniglietti (qui in una delle prime edizioni del 1909), alle prime edizioni di “Alice nel Paese delle Meraviglie” passando attraverso la fantasia e lo spirito fanciullesco di Peter Pan sino al mondo magico, pieno di simbolismi, del “Mago di Oz” qui visibile in prima edizione. Senza dimenticare il Natale straordinario di Charles Dickens. Il suo “A Christmas Carol” è un racconto senza tempo pubblicato per la prima volta nel 1843 che possiamo ammirare qui in una rara edizione del 1915 illustrata da Arthur Rackham.

8. Antoine de Saint-Exupery

E come non citare, giunti a questo punto del percorso verso la metà del XX secolo, Antoine de Saint-Exupery ed il suo “Le Petite Prince”? Qui in una pregiata edizione del 1950 illustrata con acquerelli dello stesso autore. Una favola che letteralmente ci consente di volare “alti”.

Un filo conduttore attraverso i secoli accomuna favole e racconti per l’infanzia: sono storie capaci nella loro apparente semplicità di trasmettere messaggi complessi e, soprattutto, di incidere solchi indelebili nella nostra memoria. Quanti nonni di fronte al nipotino ricordano e raccontano a loro volta fiabe sentite 60-70 anni prima?

La fine del viaggio

Riapriamo dunque gli occhi, osserviamo il nostro commesso intento a indicarci le stanze dei libri da “grandi” e contro ogni logica apparente inoltriamoci nel sotterraneo dei bambini per recuperare quella capacità di stupirci del mondo che da grandi rischiamo di perdere. D’altra parte che pericoli possiamo correre nel settore “libri per bambini”?

Alla fine sono solo “favolette”, vero?

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