Il “Furioso”: storia di un libro dalla bellezza senza tempo

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Chi segue da tempo il nostro Blog sa che abbiamo già parlato, più di una volta, della vita dei libri e del fatto che essi, oltre al valore artistico e letterario del contenuto, possano offrire, non solo al loro possessore, ma anche a chiunque abbia l’occasione di vederli o averli tra le mani, altre fonti di piacere, come ogni altro oggetto bello, prezioso o antico.

Anzi, più di ogni altro. Prendiamo un qualsiasi oggetto antico, di legno, di vetro, di ceramica o anche di metallo prezioso Questi materiali mostreranno solo i segni del passaggio del tempo, ma hanno poco da raccontare della loro vita da quando sono usciti dalla bottega dell’artigiano che li ha creati.

VITE DI CARTA

Non è così per i libri. La carta su cui i libri sono scritti non solo reca i segni del tempo e dell’uso, ma spesso può raccontare la sua vita, il suo peregrinare nel mondo e,  persino, qualche scheggia della vita delle persone che l’hanno posseduto. Ed è affascinante scoprire tutti i piccoli e grandi indizi di queste vite: un ex libris ricercato o una dedica affettuosa, la dotta annotazione di uno studioso o il disegno scherzoso di uno studente, un fiore schiacciato o un biglietto dimenticato, o magari nascosto, tra le pagine.

amanuense 2E come non parlare delle emozioni che può suscitare la vista di un antico manoscritto miniato esposto in una teca in un museo? E’ sufficiente una  macchia di cera per riportarci indietro nel tempo, in un’antica abbazia intorno all’anno Mille. Nel silenzio rotto solo dal sommesso salmodiare di un canto e dallo sfrigolio della penna d’oca sulla pergamena, scorgiamo nella luce tremolante di una candela un amanuense chino sul suo scriptorium, intento a trascrivere una raccolta di leggi o di omelie e di inni religiosi, la cronaca di un evento importante o un editto che passerà alla storia. Ma lui questo non lo sa: grazie a quella carta noi possiamo vedere lui, ma lui non può vedere noi.

Il “FURIOSO”, storia di un libro, della sua bellezza, della sua vita

Segni sulla carta, dunque, che ci fanno viaggiare nella storia. Ma anche la rilegatura di un libro, a un occhio esperto, può rivelare molte cose. Come succede per l’ “Orlando Furioso” di cui parliamo oggi. E’ inutile ricordare l’opera, il suo contenuto e il suo valore artistico, così come il suo autore che tutti abbiamo conosciuto sui banchi scolastici. Raccontiamo invece un libro, la sua nascita e la sua vita fin dove è stato possibile ricostruirla,

L’opera, concepita nell’ambiente della corte Estense a Ferrara, sgorga dalla penna di Ludovico Ariosto negli anni dal 1504 al 1507. Nel 1516, sempre a Ferrara, viene data alle stampe la prima edizione, a cui seguono una seconda e una terza edizione nel 1521 e 1532.  Il successo è tanto grande che altre edizioni si susseguono nel tempo e  l’opera , già nello stesso secolo, viene tradotta e stampata in altri paesi.

Dopo mezzo secolo esatto, nel 1582, a Venezia un editore-stampatore decide di pubblicare anche lui quell’opera divenuta ormai famosa. E’ Francesco de’ Franceschi il Senese, nato a Siena e trapiantato nella città della laguna perché è qui che è sorta una fiorente attività tipografica.

La bottega del de’ Franceschi è una delle più considerate: ha fama di essere lenta nel procedere, ma le sue opere sono precise e molto curate in tutti i dettagli. E’ lo stesso Manuzio che lo afferma e Manuzio è un maestro indiscusso. La stampa dell’Orlando Furioso richiede due anni di lavoro per la composizione e la raccolta delle incisioni in rame (51) commissionate a Girolamo Porro. Nel 1584 finalmente è pronto quello che viene ritenuto dagli studiosi uno dei più bei libri figurati del XVI secolo e, in assoluto, la più bella edizione del Furioso.

Anche le “cornici” raccontano…

E’ a questo punto che entra in scena la rilegatura perché è lei che ci racconta la storia particolare di quel particolare “Orlando Furioso” oggetto del post.

 

E’ una rilegatura importante: in marocchino rosso con intarsi in oro di scuola francese. I fogli sono anche rifilati e dorati sul taglio che viene intarsiato a sua volta,un tocco elegante.

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Carta marmorizzata

L’interno della legatura è arricchito da una carta marmorizzata (una delle prima eseguite con questa tecnica che prenderà piede e si diffonderà nella seconda metà del settecento). Si tratta di una splendida legatura “alle armi”, che reca, cioè, lo stemma con impressi gli ornamenti del casato del possessore. Parla, la rilegatura, ed è generosa di informazioni: agli esperti dice che, nonostante i chiari influssi francesi, risale in realtà all’ambiente napoletano della seconda metà del ‘600. Dice che si tratta della prima rilegatura poiché non presenta segni di cuciture o di rifilature precedenti delle pagine.

A questo proposito bisogna fare una precisazione: i primi stampatori, siamo nel 1400-1500, frequentemente non usavano gestire la rilegatura dei libri che quindi erano usualmente venduti a fascicoli slegati delegando al compratore l’onere di provvedere all’eventuale rilegatura. Non era dunque raro che, soprattutto nell’ambiente nobiliare, la legatura richiamasse lo stemma della famiglia. Ed è proprio grazie allo stemma impresso che la rilegatura ci dice chi fu ad ordinarla e quindi, chi fu, con tutta probabilità, il proprietario del libro: Inigo Velez de Guevara

Inigo Velez de Guevara fu diplomatico spagnolo, consigliere di Filippo IV d’Asburgo-Spagna, ambasciatore in Inghilterra e a Roma presso il Papa e poi Vicerè di Napoli dal 1648 al 1653, in un periodo non facile poiché da poco era terminata la rivoluzione di Masaniello. Fu abile stratega, in pochi anni rafforzò il potere spagnolo e diede impulso alla cultura.

Fin qui la storia che il libro ci racconta. Non altro; ma sappiamo che, chiunque lo abbia posseduto nei secoli successivi, ne ha compreso la bellezza e lo ha custodito religiosamente dato che è giunto fino al terzo millennio in splendide condizioni. Una gemma, frutto del lavoro di intelletto e di manualità artigiana: un poeta, uno stampatore, un incisore e un rilegatore, in luoghi ed epoche diverse, hanno dato vita a un capolavoro destinato a viaggiare nel tempio.

  4 comments for “Il “Furioso”: storia di un libro dalla bellezza senza tempo

  1. 22 gennaio 2019 alle 21:05

    Semplicemente stupendo! Grazie per aver condiviso questo pezzo di storia, di arte, di cultura

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  2. 16 agosto 2019 alle 19:01

    Che meraviglia, tanto le incisioni quanto la “cornice”.
    Non sono però del tutto d’accordo sull’idea che oggetti diversi dai libri non raccontino una storia che segue quella della loro nascita / produzione: è certamente meno facile individuarla, ma spesso è altrettanto ricca, solo più “privata”.

    Mi hai fatto pensare al bel romanzo della Mastrocola, L’esercito delle cose inutili, tra i protagonisti del quale figura anche un libro, appunto.

    Piace a 1 persona

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