Storia di un piccolo libro, di un carattere e di stracci nell’Olanda del XVII secolo

Oggi vi proponiamo un nuovo breve viaggio nel mondo della carta e dell’inchiostro, un itinerario che ci porterà su e giù nel tempo e nello spazio, una veloce “scheggia” da leggere nel tempo di un caffè.

Partendo da un autore della Roma del periodo Augusteo con un balzo atterreremo nell’Italia del XX secolo per tornare poi indietro nei Paesi Bassi del XVII secolo.

Un piccolo grande libro

Tutto ha inizio con un piccolo libro: un libriccino con la copertina rigida in pelle rossa. Si tratta de “ Historiarum ab urbe condita” di Tito Livio, stampato nel 1678 a Amstelodami (Amsterdam) in formato 12^, usando un particolare carattere tipografico dal sapore antico, piccolissimo, ma nitido e facilmente leggibile.

Le dimensioni ridotte del libro (13,5x8cm.circa) ci incuriosiscono e ci incuriosisce soprattutto il nome di quel particolare carattere di stampa: elzeviro.

Un carattere, la sua storia

Saltiamo all’inizio del XX secolo.

Noi sappiamo che si chiamava elzeviro l’articolo di fondo della pagina culturale dei quotidiani proprio perché in origine era stampata con il carattere elzeviro. Questo antico carattere tipografico era già stato riscoperto in Italia nella seconda metà del 1800 e, per la sua particolare eleganza, veniva usato quasi esclusivamente per i libri di un certo valore letterario. Nei primi anni del ’900 l’elzeviro fu adottato da alcuni quotidiani per connotare l’articolo culturale. I primi giornali furono “Il Corriere della Sera” di Milano e  “Il giornale d’ Italia” di Roma, tutti gli altri seguirono. Nacque così la mitica terza pagina dedicata alla cultura.

Ma da dove deriva la parola elzeviro? Perché si chiama così quel particolare carattere? Dobbiamo fare un salto indietro, nel XVII secolo, attraverso la “porta” del nostro “piccolo” Tito Livio.

Storia di una famiglia “tipografica”

Nel secolo XVII operava  in Olanda una famiglia di  librai, tipografi ed editori. La loro attività risaliva al 1583, quando un certo Lodewijk Elzevier, che aveva fatto pratica presso una tipografia di Anversa, si era trasferito nei Paesi Bassi e a Leida aveva aperto una sua libreria che dopo qualche tempo era diventata anche stamperia.

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La stamperia della famiglia Elzevier a Leida

L’attività ebbe successo, crebbe e per tutto il 1600 proseguì e prosperò con i figli e i nipoti del fondatore, tanto da diventare la più importante casa editrice dell’ Olanda, con sedi anche ad Amsterdam, Utrecht e L’Aia oltre a quella di Leida, e una delle più rinomate nell’ Europa continentale. Inizialmente uno dei motivi del suo successo fu sicuramente il fatto che i locali della libreria-stamperia si trovavano nello stesso edificio dell’Università.

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“La stamperia Elzevier presso l’ingresso dell’Università di Leida”

Leida era, all’epoca, uno dei maggiori centri culturali dell’Europa continentale e la sua Università un polo di riferimento per intellettuali, filosofi e scienziati.

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L’Università di Leida, incisione del XVII secolo

 

Elzevier cominciò la sua attività proprio stampando gli atti universitari, le lezioni, le dissertazioni. Ma poi non si limitò a questo. Con il passare degli anni l’attività si allargò e molte furono le pubblicazioni e molto varie: il catalogo arrivò a contare oltre 2000 titoli in aggiunta alle pubblicazioni accademiche.

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Marca Tipografica Elzevier

I temi andavano dalla teologia alla filosofia, la politica, il diritto, la geografia e la medicina. Famose furono le riedizioni dei classici latini, opere molto curate ed apprezzate.

I testi erano scritti per lo più in latino, ma anche in greco, francese, italiano, tedesco, olandese e persino in lingue orientali (l’Università di Leida vantava anche una cattedra di arabo). Di conseguenza diversi erano anche i caratteri di stampa usati: oltre a quelli classici, romani, italici e gotici, c’era appunto una discreta varietà di  tipi aramaici, ebraici, arabi e persiani.

3-Caratteri orientali

Prova di stampa con caratteri “esotici”

Un carattere tipografico particolare fu disegnato, proprio per la casa editrice Elzevier, dall’incisore Christoffel van Dyck il quale, ispirandosi all’antico modello romano, creò un nuovo tipo dalle linee aggraziate e nitide, facile da leggere anche nelle piccole dimensioni. Il carattere fu chiamato elzeviro dal nome degli editori;  per la sua linea elegante riscosse un grande successo ed ebbe molti imitatori, ma nessuno riuscì ad uguagliare la finezza dell’originale.

4- carattere elzeviro

Il Carattere Elzeviro

La questione delle dimensioni

Abbiamo accennato al fatto che il carattere Elzeviro fu pensato per essere leggibile anche in formato minuscolo. Un’ altra caratteristica di tante edizioni Elzevier era infatti la ridotta dimensione dei libri. Molti testi erano stampati in 12^ (12cm x 6cm. circa); questo richiedeva dei caratteri molto piccoli e quindi un laborioso e paziente lavoro di composizione. Ma perché pubblicare libri così piccoli e di difficile lavorazione? Probabilmente una ragione è nella necessità di risparmiare la carta.

STORIE di CARTA, STRACCI e PESTE

A questo punto è interessante aprire una breve parentesi. Anticamente per produrre la carta si procedeva alla molitura degli stracci che venivano battuti con pesanti magli fino ad ottenere una pasta. Le prime cartiere erano sorte in Italia intorno al 1200 e in seguito si diffusero anche in Francia.

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Il “Cilindro Olandese”

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Fabbricazione della carta – incisione tratta dall’Encyclopedie di Diderot

Nel XVII secolo nei Paesi Bassi venne inventato il “cilindro olandese” che, anziché schiacciare le fibre della stoffa, le sfilacciava con il lavoro di tante lame. Il procedimento era più rapido e ne risultava una pasta più omogenea, quindi una carta più pregiata. L’ Olanda quindi divenne una grande produttrice di carta

Ma, sempre nel XVII secolo, accadde  un fatto che improvvisamente provocò un calo della produzione di questo materiale: scoppiò la famosa epidemia di peste che per anni sconvolse tutta l’Europa. Per paura del contagio, si bloccò il commercio degli stracci che, come abbiamo visto, costituivano la materia prima.

Cessata finalmente l’epidemia, le vicende politiche europee, con il conflitto nato dalla ribellione dei Paesi Bassi contro il dominio spagnolo, e poi l’introduzione di dazi continuarono a rendere difficoltoso il mercato degli stracci. Di qui la necessità di risparmiare la carta e quindi di stampare libri più piccoli: gli Elzevier furono i primi e anche questa loro idea ebbe successo e fu ripresa da altri editori, ma, data la difficoltà del lavoro, pochi riuscirono a pubblicare libri di buona qualità e presto dovettero abbandonarne la stampa. Infatti non possedevano dei caratteri così piccoli, ma nello stesso tempo così nitidi, come l’elzeviro originale.

Ecco come la stampa ed i suoi progressi si intrecciano con la vita personale, le vicende familiari, i drammi di intere popolazioni (la peste), la politica internazionale. Anche per questo i libri saranno sempre “porte” pronte ad accompagnarci nel lungo cammino della storia dell’uomo.

 

 

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