Chi ci segue sa che spesso, partendo da un libro o dal suo autore, ci piace mettere in luce gli aspetti meno conosciuti di una storia o di un personaggio.
E’ quello che facciamo anche oggi sfogliando le “Lettere del signor Don Alessandro Volta, patrizio comasco e decurione, sull’aria infiammabile nativa delle paludi”, una prima edizione, stampata a Milano nel 1777, arricchita da splendide illustrazioni.
Tutti conosciamo Volta come l’inventore della pila, il primo generatore elettrico che sia stato realizzato, in pratica il prototipo di una batteria moderna. Meno note sono le altre, e tante, invenzioni e scoperte di questo genio italiano. Una scoperta in particolare ci incuriosisce ora, scoperta da cui sono poi scaturite tante invenzioni.
L’uomo che scoprì il metano
Alessandro Volta nasce a Como nel 1745 da una famiglia patrizia che vorrebbe fare di lui un avvocato o un religioso. Ma Alessandro dimostra presto la sua propensione per gli studi scientifici e questa attitudine viene incoraggiata dai suoi stessi insegnanti che gli mettono a disposizione i mezzi per poter approfondire i suoi studi ed effettuare i suoi primi esperimenti.
Negli anni ‘70 padre Campi, un religioso che può essere considerato uno dei suoi maestri, lo informa di un insolito fenomeno che è stato notato negli stagni di San Colombano al Lambro, presso Milano: passando sulla superficie melmosa una candela, inspiegabilmente, si accendono delle fiammelle. Volta studia la cosa e arriva alla conclusione che deve trattarsi di un fenomeno comune a tutte le zone paludose.
Ne ha la certezza quando, nell’estate del 1776, in vacanza ad Angera sul Lago Maggiore, durante una gita in barca nella palude dell’isolino Partegora, smuovendo il fondo con un bastone vede risalire delle bollicine.

Isolino Partegora – Angera
Racchiude il gas in provette di vetro e lo analizza. Ha così la conferma che il gas emanato è infiammabile e che, essendo presente in tutte le paludi, si tratta di un prodotto di origine organica, cioè derivato dalla decomposizione di organismi viventi, vegetali e animali.
Dà un nome a questo gas: “aria infiammabile delle paludi”, che altro non è che quello che noi chiamiamo metano,di cui pertanto Volta può essere considerato lo scopritore.

La targa che la città di Angera ha dedicato allo scienziato
A questo punto Volta, scopertane la natura, indirizza i suoi studi e i suoi esperimenti su come questo gas possa essere utilizzato in pratica tenendo conto che “…quest’aria arde assai lentamente con una bella vampa azzurrina…”
Ne nascono diverse invenzioni di grande importanza perché, insieme alla scoperta che ne sta alla base, costituiscono il punto di partenza su cui altri scienziati lavoreranno realizzando altre importanti scoperte e invenzioni. Ne ricordiamo due tra i più importanti, Lavoisier e Gay-Lussac.
Senza dilungarci in particolari e approfondite descrizioni tecniche che esulano da questo contesto, citiamo alcune, tra le tante e varie invenzioni messe a punto da Volta, perché ci sembrano particolarmente interessanti proprio per gli sviluppi successivi.

Prototipo pistola elettroflogopneumatica di Volta
Una è la pistola elettroflogopneumatica con la quale lo scienziato riesce a produrre l’accensione del gas in un ambiente chiuso creando così le basi su cui si fonderanno i sistemi di accensione dei moderni motori a benzina.
Crea poi un particolare apparecchio di laboratorio, l’ eudiometroper lo studio dei gas.
Con la lampada perpetua (conosciuta comelampada di Volta)di fatto lo scienziato diviene un precursore dell’illuminazione a gas. Egli infatti sostituisce l’olio, usato fino ad allora, con il gas.
L’invenzione porterà, a partire dalla prima metà dell’ottocento, alla diffusione dell’illuminazione nelle grandi città dell’America e dell’Europa. Questo fatto produrrà una vera e propria rivoluzione nei costumi e nelle abitudini sociali.
A pieno titolo, quindi, Volta è annoverato tra i maggiori scienziati del nostro Paese e non solo. Egli non è stato solo un ricercatore, un teorico, bensì ha messo a frutto le sue intuizioni e i suoi studi creando una quantità notevole di apparecchiature e di strumenti che, come si è detto, hanno costituito un punto di partenza per altri studi e altre invenzioni. Per questo motivo Volta può essere avvicinato ad un altro grande, Thomas Edison che, all’incirca un secolo dopo, fu inventore, imprenditore e produttore delle sue tante e geniali invenzioni. Per inciso, ricordiamo che Edison fu un suo grande ammiratore.
Alessandro Volta, durante la sua vita, ebbe grandi riconoscimenti, raggiunse fama e onori, eppure rimase sempre un uomo semplice e modesto, come appare da questa sua frase:
“In mezzo a tante cose che devono certo farmi piacere, e che sono fin troppo lusinghiere, io non m’invanisco a segno di credermi più di quello che sono; e alla vita agiata da una vana gloria preferisco la tranquillità e dolcezza della vita domestica”.
Modestia che gli fu sempre riconosciuta; un suo discepolo e amico, Francesco Mocchetti, così scrive:“Nessuno…. ebbe mai a dolersi di lui, come vantatore importuno delle sue scoperte, anzi nemmeno come desideroso di volgere i consueti discorsi a quelle materie, nelle quali avrebbe potuto esser primo, e far pompa del suo ingegno e delle sue cognizioni”.