Quasi sempre partiamo da un libro. No questa volta. Oggi è un giorno speciale e il nostro viaggio inizia da una foto.
Ma andiamo per ordine.
Ci sono, nella storia dell’umanità, due eventi che in qualche modo sono molto simili tra loro, per il significato e per le conseguenze che ne sono derivate. Parliamo della scoperta dell’America e della prima discesa dell’uomo sulla Luna. Entrambi rappresentano i primi passi in un mondo nuovo e l’inizio di una nuova epoca. Ma c’è una grande differenza, anche perché tra uno e l’altro evento sono trascorsi quasi 500 anni.
Poche persone hanno preso parte alla scoperta dell’America: solo quelli che parteciparono personalmente all’impresa ed inoltre, in tutto il mondo di allora, solo un’élite di uomini di governo, studiosi e uomini di cultura ne venne a conoscenza e ne potè valutare l’importanza.
IL PRIMO PASSO SULLA LUNA
Il primo passo dell’uomo sulla Luna, invece, fu visto e vissuto in diretta da milioni di persone in tutto il mondo, di tutte le razze e di tutte le estrazioni sociali, tutti accomunati dalla stessa consapevolezza che qualcosa di grande ed importante stava accadendo e che quella cosa riguardava tutti e avrebbe cambiato il nostro mondo.
Era la notte tra il 20 e il 21 luglio 1969, esattamente 50 anni fa. Fino ad allora la Luna era qualcosa di ineffabile ed inafferrabile, capace di destare sempre il nostro stupore, così per l’uomo del ‘900 come per quello della preistoria. Un sogno impossibile, misterioso e romantico che ispirava musicisti e poeti e accendeva la fantasia di scrittori.
Quella notte il sogno si avverò: incredulità, stupore, timore perché l’impresa era altamente rischiosa, e poi la grande gioia e la sensazione di onnipotenza dell’uomo che può compiere imprese eccezionali. Chi ha vissuto quei momenti, non li ha più potuti dimenticare, impressi a fuoco nella memoria.
L’impresa fu trasmessa in diretta in mondovisione, si calcola che vi abbiano assistito 900 milioni di persone in tutto il mondo, 20 milioni in Italia, incollati a 7 milioni di schermi televisivi.
La Luna e la RAI

Tito Stagno, la “voce” della Luna
La Rai organizzò la più lunga trasmissione non-stop della sua storia: 28 ore a cui si devono aggiungere le 10 ore di preparazione in studio. Due giornate di lavoro intenso per tutto il personale. C’era una grande eccitazione nell’aria e forte era il timore che qualcosa potesse andare storto. Prima di tutto che la missione dell’Apollo 11, che doveva portare sulla Luna gli astronauti Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins, potesse fallire e, in secondo luogo, che qualcosa disturbasse la telecronaca (i mezzi tecnici dell’epoca non erano così perfezionati come quelli di adesso!). 250 furono le persone coinvolte tra giornalisti, tecnici, esperti e inviati.
La trasmissione andò in onda con inizio domenica 20 luglio alle 19,28: a condurre la diretta, dagli studi di Roma di RAI 3, Tito Stagno, un giovane giornalista molto preparato che, dopo questa esperienza divenne una specie di mito e, in collegamento dalla sala stampa di Houston (Texas), la voce inconfondibile di Ruggero Orlando, colonna del giornalismo televisivo, inviato speciale dagli Stati Uniti.
All’inizio tutto procedette bene. Il momento tanto atteso si stava avvicinando quando, all’improvviso, ci furono 12 minuti di buio durante i quali il collegamento dall’America si interruppe. Non arrivavano più le immagini: panico negli studi, ma Stagno con grande professionalità, forte della sua preparazione, continuò la sua telecronaca raccontando ciò che egli riteneva stesse accadendo.
Ritornarono le immagini e tutti tirarono un sospiro di sollievo, ma la comunicazione audio da Houston era molto difficoltosa, in quei momenti concitati c’erano problemi tecnici. D’un tratto Stagno, fraintendendo una frase poco chiara pronunciata dall’astronauta Aldrin, urlò: “Ha toccato!”. Da Houston Ruggero Orlando lo corresse: “No, non ha toccato!”. Entrambi avevano usato il verbo toccarecon il significato di allunare. Che cosa era successo? Il modulo lunare non era ancora allunato, ma durante le manovre di discesa aveva toccato con le antenne il suolo lunare. Atterrò dopo 56 secondi, ore 22,17 in Italia, 16,17 di NY e gli spettatori italiani, per il sovrapporsi delle voci dei due cronisti, si persero lo storico annuncio di Armstrong: “Houston, qui base Tranquillità, l’Aquila è atterrata!”.

La sala controllo di Houston
Ma quello che nessuno si perse fu il grande applauso che scoppiò nella sala di comando di Houston, un boato che si propagò in tutti gli studi e in tutte le piazze del mondo. Dopo sei ore, alle 04,56 del 21 luglio, ora italiana, gli astronauti Armstrong e Aldrin uscirono dal modulo e posarono il piede sul suolo lunare.
Toccò a Neil Armstrong pronunciare la storica frase: “Un piccolo passo per un uomo, un balzo gigantesco per tutta l’umanità”.
Di questo evento, tanto importante nella storia dell’umanità, ci rimane una ricca documentazione fotografica della Luna, ma anche della Terra vista dalla Luna. Un’immagine emozionante perché per la prima volta l’uomo poteva vedere il suo mondo nella sua interezza, circondato dallo spazio cosmico.
La “prima” foto della Terra dalla Luna
Ed eccoci tornare alla foto citata all’inizio
Per dovere di cronaca va detto infatti che, quella fotografata dagli astronauti dell’Apollo 11, non è però la prima immagine del nostro pianeta. La prima immagine in assoluto della Terra risale al 23 agosto del 1966, tre anni prima della discesa dell’uomo sulla Luna.

Lunar Orbiter 1
Quel giorno il vettore lunare “Lunar Orbiter I”, la cui missione era quella di raccogliere immagini per creare una mappa fotografica della superficie lunare in vista delle successive missioni spaziali, durante il suo 16° giro di orbita scattò e trasmise alla Terra la PRIMA foto del nostro pianeta visto dalla Luna. La foto fu ricevuta da una stazione radio presso Madrid.
Di questa foto “storica” la Nasa stampò una serie molto limitata, destinata a governi, centri di ricerca e personalità di rilievo mondiale.