Capita, invitando amici e conoscenti, di immergerci per qualche ora tra i miei libri e di sentirmi domandare quale sia l’ordine con il quale organizzo la mia biblioteca. Perché di un ordine, nella vita, qualunque esso sia, siamo sempre alla ricerca.
Ci sono modi semplici di ordinare e vie complesse ed apparentemente non-ordinate. Si possono ordinare i libri per autore, per secolo ed anno di stampa, per tematiche. I “visual” li ordinano per colore, dimensioni.

Una libreria “visual”

Dettaglio della Pepys Library – Magdalene College
Il grande bibliofilo inglese Samuel Pepys li ordinava ad esempio per colore e dimensioni al punto da porre dei rialzi su misura sotto i suoi tomi in modo che le loro sommità fossero perfettamente allineate.
Si posero il problema i custodi della Biblioteca di Alessandria (il primo di loro a creare un ordine fu Callimaco da Cirene) dove fu necessario creare uno dei primi cataloghi della storia per orientarsi tra le centinaia di migliaia di papiri.
Jorge Luis Borges nella sua “Biblioteca di Babele” ipotizza una biblioteca infinita, senza confini eppure con un ordine geometrico e matematico estremamente complesso e impenetrabile.

Ricostruzione ipotetica della “biblioteca di Babele” Borgesiana
Nel mio caso, direi, non è semplice rispondere alla domanda del visitatore. E per comprendere la risposta che darò e che potrete leggere in conclusione del post, è necessaria una premessa.
A proposito di libri che “parlano”
Stuart Kells nel libro “Un catalogo delle meraviglie – La Biblioteca”, a proposito dei suoi primi anni da “cacciatore di libri” ed esploratore di biblioteche, afferma:
<< Imparammo che le biblioteche sono molto più che meri depositi di libri. Ognuna di esse ha la sua atmosfera, perfino un suo spirito>>.
E se le biblioteche hanno uno spirito allora questo non può che derivare dai libri che contiene.
Così, quando ho cominciato a costruire la mia biblioteca, ho pensato che ogni libro dovesse avere al suo fianco un libro con cui condividere passioni e sentimenti. Un compagno di scaffale con il quale dialogare, confrontarsi, integrarsi.
L’ordine che si crea non è un ordine definito o immutabile. Al contrario ogni nuova acquisizione rimette in discussione tutto. L’arrivo di un nuovo libro può creare nuovi “accoppiamenti”, rompere sodalizi librari per crearne altri in un susseguirsi vorticoso di intrecci, correlazioni e sentimenti.
Ecco spiegato agli occhi del visitatore perché sui miei scaffali si possono trovare fianco a fianco cinquecentine e prime edizioni del ‘900.

Intrecci e correlazioni…
“Corri, Corvo, Corri”
Ragionavo su questo caos ordinato qualche giorno fa in occasione dell’acquisto di un libro speciale.
Un libro speciale perché scritto da un amico, Sebastiano Ruzza. Speciale perché è un libro che trasforma il negativo in positivo. Un libro di una piccola casa editrice (VentiTré Edizioni), di quelle che, la storia insegna, ogni tanto sfornano piccoli gioielli per la gioia, purtroppo a volte, di pochi lettori. Il libro intitolato “Corri, Corvo, Corri” è un romanzo autobiografico e quasi di formazione. E’ una storia sofferta che reca con sè un messaggio positivo, una luce nel buio che può avvolgere lo spirito ed il corpo di chi soffre di disturbi alimentari. Portato a casa il libro, era giunto il momento di dare un ordine: dove riporlo? A fianco di quale altro libro? Ed il pensiero non poteva non correre

Prima rara edizione
ad un libro a cui sono particolarmente affezionato: “Se questo è un uomo” di Primo Levi. Un libro in cui l’autore prende il proprio bagaglio di dolore e sofferenza e lo trasforma in memoria ordinata, scritta e pubblicata. Perché condividere il dolore vuol dire trovare altre persone con le quali dividere il peso da portare. Ed aiutare altri che vivono o hanno vissuto lo stesso dolore a non sentirsi sole. Il libro “Corri, Corvo, Corri” parla proprio di questo, di sofferenza e solitudine. Quasi naturale affiancarlo al libro di Levi. Avranno molto da dirsi, la sera, spente le luci, sul loro scaffale.
E proprio l’autore del libro mi ricordava, l’altro giorno, una frase di Ettore Scola:
<< … ho imparato ad amare i miei libri. Oggi mi sorprendo a volte a spostarli nella mia biblioteca. Perché? Perché c’è un ordine segreto. I libri non puoi metterli a caso. L’altro giorno ho riposto Cervantes accanto a Tolstoj. E ho pensato: se vicino ad Anna Karenina c’è Don Chisciotte, di sicuro quest’ultimo farà di tutto per salvarla.>>
Curatori, Bibliofili e Biblioteche
Tornando a parlare di ordine e catalogazione, impossibile non pensare a quando tutto ebbe inizio.
Alle prime raccolte librarie europee dei monasteri quando si trasformarono i leggii nei primi scaffali a parete o secondo il sistema ”a stallo” cioè posizionati perpendicolarmente alle pareti.
Agli inizi regole precise imposero ad esempio di separare i testi cristiani dai testi pagani.
Ma nella storia incontriamo anche separazioni bizzarre come quella proposta in un libro di etichetta e galateo del 1863 che raccomandava ai proprietari di libri di dividere le opere secondo il sesso degli autori e di affiancare un libro scritto da un uomo ad uno scritto da una donna solo nel caso i due fossero sposati nella vita reale!
E come non pensare al figlio di Cristoforo Colombo, Fernando (cui abbiamo già dedicato un post “ Un diario, un figlio e tanti libri: porte che si aprono su un Nuovo Mondo” – 20/10/19), uno dei bibliofili più importanti del XVI secolo che fece costruire una casa per contenere le migliaia di volumi, mappe e incisioni della sua raccolta costruita girando tutta l’Europa?
Fernando Colombo criticava le biblioteche il cui ordine ed i cui cataloghi permettevano di trovare un libro solo a chi sapesse già quale libro cercare. Per Ferdinando quelle erano biblioteche “morte”. Per la sua biblioteca Fernando istruì il suo bibliotecario a scrivere il “libro de materia” (Libro degli argomenti), un catalogo che riportava il sunto essenziale di ogni opera (un “abstract” diremmo oggi con una terminologia moderna). Fernando costruì così una sorta di indice universale che collega i libri, al di là dell’autore o dell’epoca, per argomenti.
Alberto Manguel, scrittore, critico, direttore della Biblioteca Nazionale Argentina, lettore di libri per Jorge Luis Borges negli anni della sua cecità, costruì una biblioteca personale di più di 35.000 volumi. Quando si trovò nel frangente di dover traslocare e decidere quali libri conservare nella nuova casa e quali lasciare in un deposito, comprese come afferma lui stesso che:
<< i libri raccontano tutti una storia. Non solo quella che c’è scritta dentro, ma quella a volte più importante che si portano dietro>>.
Nel libro “Vivere con i libri – un’elegia e dieci digressioni” Manguel afferma:
<< Ogni biblioteca è un luogo della memoria, sugli scaffali si succedono non solo i volumi ma anche il ricordo di quando leggemmo quel determinato testo, la città in cui l’abbiamo comprato, la persona che ce lo consegnò, il piccolo e grande dolore che quella lettura ha saputo lenire>>.
Ecco infine la risposta promessa all’inizio.
I libri decidono da sé il loro posto sugli scaffali, a me solo il compito di saperli ascoltare.
Non resta dunque, al visitatore che volesse avventurarsi tra i miei scaffali, che chiudere gli occhi e farsi guidare dal sussurrare dei libri.
Che bello questo tuo articolo! Grazie per la condivisione. Ogni volta mi apri un mondo 👍😊
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Felice di poter condividere queste emozioni!
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Complimenti per l’articolo. Molto bello!
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