Giornate difficili quelle ai tempi del Coronavirus. Il “corona” si è portato via tutto, quotidianità, socialità, energie. Ma noi di “porte dei libri” non vogliamo lasciargli portare via anche i sogni. Ed i libri, come abbiamo sempre sostenuto, sono porte aperte su mondi infiniti. Dunque con i libri possiamo viaggiare nonostante la quarantena, le zone rosse, i limiti giusti imposti nella vita reale. Le lunghe giornate casalinghe permettono di studiare, leggere e riprendere in mano le favole da raccontare ai bambini.
E’ così che l’altra sera ho preso in mano Pinocchio con l’intento di leggerlo ad un bimbetto curioso di 4 anni e a sua sorella. Mi sono ritrovato in mano una elegante edizione che ha una storia particolare. Non è un libro antico. Ma è come se lo fosse. Per raccontare la sua storia dovremmo, se non fossimo in zona rossa, prendere l’auto e dirigerci nel paese di Alpignano.
ALPIGNANO, TALLONE E PABLO NERUDA
Alpignano è una ridente cittadina della Val di Susa situata nel verde sulla riva della Dora Riparia a 10 km. da Torino, della cui cerchia ormai fa parte. Qui ha sede una piccola casa editrice prestigiosa, fondata nel 1938 a Parigi da Alberto Tallone, che nella Ville lumière si era recato per imparare l’arte tipografica, e trasferita poi ad Alpignano nel 1958.

La famiglia Tallone e la sua stamperia
Nella stamperia, a gestione ancora familiare, si respira aria di altri tempi: dal torchio ottocentesco, non più di legno, ma di metallo, escono libri stampati a mano con vecchi caratteri mobili di piombo su carte pregiate quasi introvabili, appositamente ordinate a piccole esclusive cartiere, oppure rintracciate con una ricerca appassionata e tenace in antichi depositi di cartiere ormai dismesse. I caratteri sono i più classici, scelti per la loro eleganza e nitidezza; a questi si affianca un carattere creato nel 1949 dallo stesso Tallone e che da lui ha preso il nome, un carattere usato in esclusiva che nulla ha da temere nel confronto con i più famosi Garamond o Bodoni. La tiratura è limitata, ogni edizione ha una sua veste particolare, diversa una dall’altra, ispirata al contenuto del testo.
Dalla Bottega di Tallone sono passati artisti e letterati, tra questi il grande poeta cileno Pablo Neruda che fu ospite ad Alpignano ed ebbe con la stamperia una stretta collaborazione.

Alberto Tallone, Bianca Bianconi e Pablo Neruda – Alpignano presso Casa Tallone
Tra i tanti titoli, tutti scelti con cura nel panorama letterario e culturale internazionale, accanto a nomi classici come Catullo, Petrarca, Bembo, Leonardo, Leopardi, fino a Emily Dickinson per arrivare ad altri più moderni, uno spicca per la sua apparente modestia.

L’edizione “Talloniana” del 2014
Si tratta de “Le avventure di Pinocchio – Storia di un burattino” di Carlo Collodi. Un testo apparentemente modesto, dicevamo, ma trattato con la stessa cura dei particolari riservata ai titoli più altolocati. Si tratta di 326 pagine composte a mano con il carattere Garamond, 77 illustrazioni, una tiratura di 450 esemplari, la maggior parte su sei diversi tipi di carte realizzate a mano ormai fuori produzione.
190 esemplari presentano una particolarità che li rende ancora più speciali: sono realizzati su una carta celeste, di puro cotone, prodotta appositamente, per ricordare i capelli della Fata Turchina. L’opera è completata da alcuni saggi su Collodi e il suo burattino.
Come mai Tallone ha scelto questo libro e gli ha dedicato tanta cura? Sappiamo che per la sua stampa ha impiegato 420.000 caratteri e mesi di lavoro. Chiediamoci allora se veramente si tratta di un’opera modesta, di una semplice favoletta per bambini, una delle tante.
Parrebbe proprio di no se pensiamo che il suo successo è stato planetario, la sua diffusione è paragonabile a quella della Bibbia, è stata tradotta in 240 lingue e qualcuno lo considera il secondo capolavoro della letteratura italiana dopo la Divina Commedia. E pensare che Collodi la definì “una bambinata”.
LA “BAMBINATA” DI COLLODI
Ma cominciamo dall’inizio, come è nostra abitudine.

Carlo Collodi
Carlo Collodi è lo pseudonimo di Carlo Lorenzini, scrittore e giornalista toscano nato e vissuto nell’800. Si racconta che, da quel gaudente che era, un giorno abbia perso al gioco una forte somma e un suo amico editore si sia offerto di aiutarlo pagando l’intero debito, purché lui gli scrivesse subito un libro per ragazzi.
Così nacque Pinocchio. Un altro aneddoto racconta che forse l’idea del bambino di legno sia venuta al Collodi osservando i bassorilievi che adornano un tabernacolo esterno della chiesa di Orsanmichele a Firenze: sotto le statue che raffigurano i santi patroni di alcune corporazioni di lavoratori si vede chiaramente un falegname che scolpisce la statua di un bambino. Il racconto delle avventure di Pinocchio fu pubblicato nel 1881 in 8 puntate illustrate sul “Giornale per bambini” con il titolo “Storia di un burattino”.

Chiesa di Orsanmichele: In basso a destra un falegname scolpisce la statua di un bambino
Pinocchio in realtà non è un burattino, ma una marionetta anche se si muove autonomamente, senza i fili. Per quanto riguarda il nome Pinocchio, secondo alcuni deriva da pinolo, il seme della pigna, per altri dai tanti toponimi toscani, propri della zona in cui Collodi è vissuto, nei quali è presente la parola Pinocchio.
La pubblicazione delle sue avventure suscitò un’ondata di proteste. Non era piaciuto il finale ideato da Collodi: Pinocchio infatti, in quella prima versione originale, non riusciva a diventare un bambino, ma veniva brutalmente impiccato dal Gatto e la Volpe. Le ultime sue parole
“Oh babbo mio! Se tu fossi qui! E non ebbe fiato per dir altro. Chiuse gli occhi, aprì la bocca, stirò le gambe e, dato un grande scrollone, rimase lì come intirizzito”
scandalizzarono i genitori che non le ritennero adatte ai piccoli lettori. L’editore chiese a Collodi di cambiare il finale, in caso contrario non avrebbe pubblicato l’intera opera. Collodi lo fece, ma malvolentieri, il lieto fine non lo convinceva del tutto. Impiegò due anni per rivedere l’opera perché, di conseguenza, dovette apportare anche altre modifiche al corso delle vicende: la Fata Turchina salva Pinocchio che dopo mille altre traversie, come sappiamo, diventerà un bambino vero.
Nel 1883 le nuove avventure di Pinocchio, riviste e corrette, furono pubblicate in un libro e da allora iniziò un’escalation di successi che portarono l’opera ad essere stampata in tutto il mondo, tradotta come si è detto in 240 lingue, studiata e commentata, elogiata da grandi letterati, Benedetto Croce per citarne uno. E poi Italo Calvino che nel 1981, in occasione del centenario della prima pubblicazione scriveva: “Cent’anni, una fama estesa a tutto il pianeta e a tutti gli idiomi, la capacità di sopravvivere indenne ai mutamenti del gusto, delle mode, del linguaggio, del costume senza mai conoscere periodi d’eclisse e di oblio”.
PINOCCHIO NEL MONDO
Pinocchio, direttamente o indirettamente, è stato una fonte di ispirazione per molte altre opere.
Aleksey Tolstoy, scrittore e politico russo, lontano parente del più famoso Lev Tolsty, autore di Guerra e Pace, scrisse nel 1936 “Il compagno Pinocchio”, racconto che all’epoca riscosse un certo successo nel suo paese. Il protagonista era sempre Pinocchio, ma le vicende, adattandosi alla realtà russa dell’epoca, erano altre. Anche il cinema ha tratto ispirazione dall’opera di Collodi: una cinquantina sono a tutt’oggi i film prodotti, aderenti al testo o liberamente interpretati. Il primo, muto, è uscito nel 1911; uno dei più famosi e amati dai bambini è quello realizzato dalla Walt Disney nel 1940, che all’epoca però ebbe scarso successo solo perché già cominciava ad infuriare la guerra; l’ultimo in ordine di tempo è di produzione italiana ed è uscito nel 2019.
LE CHIAVI DI LETTURA
A che cosa è dovuto tutto questo successo mondiale?
Probabilmente Collodi, mentre raccontava il suo Pinocchio, non immaginava che avrebbe suscitato tanto interesse. Forse non pensava neppure che quel personaggio e le sue avventure sarebbero state studiate con tanta attenzione per scoprirne i più reconditi significati.
Molte sono state le chiavi di lettura, le interpretazioni che la critica ha dato: alcune addirittura sono di natura biblica-teologica e, facendo riferimento ad alcuni passi dei Vangeli apocrifi, vedono in Pinocchio una specie di alter ego di Gesù Cristo da ragazzo, altre si riallacciano alla psicanalisi o alle dottrine esoteriche, attribuendo alle avventure del burattino il significato di un percorso iniziatico.
Di certo è considerato un romanzo pedagogico, di formazione, come molte altre fiabe per bambini attraverso le quali si vuole insegnare loro a discernere il bene dal male. In Pinocchio troviamo dei riferimenti etici che valevano per la società borghese dell’epoca, ma che sono validi tuttora: l’importanza dello studio, il rispetto per i genitori, l’onestà, la lealtà, il rifiuto della menzogna (se dici le bugie ti cresce il naso), il coraggio e il sapersi sacrificare per aiutare gli altri, ma anche il non farsi allettare da falsi paesi dei balocchi e imparare a difendersi dai tanti Gatti e dalle tante Volpi in circolazione. La morale che ne deriva è che solo rispettando determinate regole si diventa veri “esseri umani”.
Ultime considerazioni. Qualcuno ha visto nel Decamerone una fonte di ispirazione per due episodi descritti da Collodi e qualcuno l’ha accusato di aver copiato l’idea del naso che si allunga, fatto che sarebbe descritto in altre opere. La cosa comunque non intacca il valore complessivo dell’opera che da oltre un secolo continua ad affascinare piccoli e grandi. Anzi forse proprio più i grandi dei piccoli, così come è successo a tante altre favole, Alice nel paese delle meraviglie e Il Piccolo Principe, per citarne due.
E’ il destino di alcune favole che, lette durante l’infanzia, non piacciono o lasciano indifferenti, rilette più tardi rivelano tutto il loro valore. Forse più che di favole per l’infanzia, si tratta di favole sull’infanzia.