La difficile ascesa di un poeta

La farandole de Pétrarque.jpg

Petrarca e la farandola (ballo tipico provenzale) – Olio su tela 1900

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Il Canzoniere “Talloniano”

Tra le tante stampe moderne del “Canzoniere” di Francesco Petrarca, una merita di essere qui citata, come partenza del nostro viaggio di oggi. Si tratta dell’edizione curata e commentata da Gianfranco Contini (uno dei maggiori filologi e storici della letteratura italiana), stampata a Parigi nel 1949 da Alberto Tallone, su carte pregiate con la tecnica artigianale dei caratteri mobili.

“Solo e pensoso i più diversi campi…”

“Chiare, fresche, e dolci acque…”

IL CANZONIERE

Il Canzoniere è senz’altro l’opera più famosa del Petrarca. Chi non conosce queste rime che con la loro eleganza hanno contribuito a conferire grandezza al volgare italiano elevandolo a lingua “aristocratica” e non più solo popolare? E pensare che Petrarca non dava alle sue rime molta importanza, come se fossero opere minori. Lui che rimproverava a Dante di aver scritto la sua “Comedia” in volgare, lui che riteneva il latino la sola vera lingua letteraria. Lui che però impiegò 40 anni per scrivere i 366 componimenti del suo Canzoniere, continuando a correggerli, a migliorarli…a limarli, tanto dar vita all’espressione “limatio petrarchesca” per indicare proprio il continuo aggiustamento stilistico di un’opera.

Portrait of Francesco Petrarca (1304-1374)

Francesco Petrarca

Ma Petrarca non fu solo un grande poeta. Fu anche filosofo e filologo, bibliofilo, ispiratore e iniziatore di quell’importante movimento culturale che si chiama Umanesimo, che voleva riscoprire la cultura classica latina attraverso lo studio dei suoi testi e poneva l’uomo al centro della speculazione filosofica. Personalità complessa, Petrarca da una parte subiva le lusinghe della vita mondana, dall’altra aspirava ad una vita ascetica e solitaria, a contatto con la natura; uomo irrequieto, viaggiatore instancabile, il suo peregrinare lo portò in giro per l’Italia, la Francia, la Svizzera, la Germania, il Belgio, la Cecoslovacchia. Soggiornò a lungo in Provenza, prima a Carpentras e più tardi ad Avignone, dove il Papato aveva spostato la sua sede. E’ su questo secondo soggiorno provenzale che ci vogliamo soffermare oggi.

 

PETRARCA E LA PROVENZA

La prima cosa che ci viene in mente è che proprio lì, ad Avignone, Petrarca incontrò

Laura e il Poeta.JPG

Laura e Francesco

Laura, la donna che divenne la sua ispiratrice e alla quale dedicò le sue rime. E proprio lì, alle splendide sorgenti della Sorgue, in Vaucluse, la vide, o immaginò di vederla, bagnarsi nelle “chiare, fresche, e dolci acque”. Ma la nostra attenzione si sposta poi in un’altra località, non lontana, e ad un altro episodio, forse meno conosciuto, ma di grande importanza per la ricostruzione della vita e del pensiero del poeta. E per farlo lasciamo il Canzoniere e apriamo il libro delle “Epistole”: lettere indirizzate a famigliari o amici, ma già destinate ad un pubblico di lettori più vasto. Si tratta di 350 lettere, scritte in prosa latina tra il 1350 e il 1366.

 

Ascesa al Mont Ventoux

Una, in particolare, ci colpisce, forse la più importante e sicuramente la più famosa: è la prima lettera del IV libro, indirizzata all’amico Dionigi di Borgo San Sepolcro, monaco agostiniano e teologo, con il quale il poeta intratteneva stretti rapporti discutendo di filosofia e di teologia e dal quale aveva ricevuto in regalo una copia de “Le confessioni di Sant’Agostino”. In questa lettera il Petrarca racconta l’ascensione al Monte Ventoux compiuta nel 1336 insieme al fratello Gherado.

“Oggi, spinto dal solo desiderio di vedere un luogo celebre per la sua altezza, sono salito sul più alto monte di questa regione, chiamato giustamente Ventoso. Da molti anni mi ero proposto questa gita…”

Il Mont Ventoux è un massiccio montuoso che sorge isolato a una trentina di chilometri da Carpentras, si eleva fino a 1912 metri di altitudine ed è quasi sempre battuto da forti venti. L’idea di scalarlo era venuta al Petrarca dopo aver letto, nell’opera storica di Tito Livio “Ab urbe condita”, che il re di Macedonia Filippo V nel 200 a.C. circa era salito sul monte Emo in Tessaglia. Preso dalla curiosità, il 24 aprile del 1336, dunque, partì con il fratello per compiere questa impresa che, tra l’altro, la cronaca registra come la prima ascesa di quel monte documentata storicamente.

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Il Mont Ventoux – 1912 metri

La salita si presentava molto difficile.

 “Partimmo da casa il giorno stabilito e a sera eravamo giunti a Malaucena, alle falde del monte, verso settentrione. Qui ci fermammo un giorno ed oggi, finalmente, con un servo ciascuno, abbiamo cominciato la salita, e molto a stento. La mole del monte, infatti, tutta sassi, è assai scoscesa e quasi inaccessibile…Incontrammo un vecchio pastore che tentò in mille modi di dissuaderci dal salire, raccontandoci che anche lui, cinquant’anni prima…, era salito fino sulla vetta, ma che non ne aveva riportato che delusione e fatica…Ma il desiderio cresceva per il divieto…”

La lettera prosegue con la descrizione dettagliata della salita, delle difficoltà incontrate per via della natura selvaggia, della stanchezza che si faceva sempre più pesante, soprattutto per il poeta, mentre il fratello, più giovane, riusciva a salire con minor sforzo. La fatica portò quasi il Petrarca a pentirsi di aver intrapreso l’ascesa e a desiderare di tornare indietro, ma, ancora una volta, la curiosità e lo spirito d’avventura ebbero il sopravvento. Cercò allora sentieri più facili, ma seguendo questi si allungava il cammino.

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Quando infine arrivò in vetta, si guardò intorno. Vide le nuvole sotto di lui, la vasta pianura solcata dal Rodano che arrivava fino al mare, luccicante sotto il sole, da una parte e le lontane Alpi dall’altra e allora si commosse. Prese il libretto delle Confessioni di Sant’Agostino, che aveva portato con sé, lo aprì a caso e lesse questa frase:

“ …e vanno gli uomini a contemplare le cime dei monti, i vasti flutti del mare, le ampie correnti dei fiumi, l’immensità dell’oceano, il corso degli astri e trascurano sé stessi”.

Stupito scrisse all’amico Dionigi:

“Rimasi, te lo confesso, stordito…Sazio della contemplazione del monte, rivolsi gli occhi della mente in me stesso; né più dissi parola…”

ASCESA SPIRITUALE

Di Petrarca sappiamo che, oltre ad essere uomo di cultura, era amante della natura e delle escursioni in luoghi anche selvaggi e, in particolare delle arrampicate in montagna. Ma l’ascesa al Monte Ventoux non fu solo un’impresa alpinistica, fu soprattutto un’ascesa spirituale. La salita inizia il 26 aprile e già in questa data vediamo un significato simbolico perché quel giorno cadeva il venerdì della Settimana Santa.

L’ascesa rappresenta la crisi spirituale che il Petrarca stava attraversando, le difficoltà che incontra sono i vincoli materiali, i piaceri terreni che con le loro lusinghe tengono ancora legato il poeta e che frenano il percorso della sua anima verso la salvezza a cui aspira fortemente. Il raggiungimento della vetta rappresenta la conquista di questa salvezza. Una conquista ardua che ha richiesto un percorso di maturazione non facile e un notevole impegno, necessario però per scalare il monte così come per vincere “i desideri suscitati dalle passioni terrene”.

Per dovere di cronaca, va detto che alcuni studiosi (pochi, per la verità) sostengono che l’escursione al Mont Ventoux sia solo simbolica e che in realtà non sia mai veramente avvenuta: si tratterebbe solo di un’ascesa spirituale che il poeta avrebbe descritto inserendola in un contesto naturale. Ma la maggior parte dei critici e degli storici più accreditati affermano che la salita fu veramente effettuata dal Petrarca ed esistono prove attendibili di questo fatto. Gli unici elementi che si potrebbero mettere in discussione sono la data del 26 aprile e il fatto che il poeta, giunto in cima, abbia aperto il libro di sant’Agostino proprio a quella pagina. Questi elementi verosimilmente potrebbero essere stati aggiunti per accrescere il significato simbolico dell’evento: il Venerdì Santo ricorda la salita al Golgota di Gesù Cristo (salita verso la salvezza dell’uomo), mentre la figura di Sant’Agostino rappresenta per il Petrarca un punto di riferimento importante nella sua ricerca spirituale.

  2 comments for “La difficile ascesa di un poeta

  1. Alessandro Gianesini
    5 aprile 2020 alle 15:05

    “Solo et pensoso” credo sia in assoluto il mio sonetto preferito. Grazie per avermi fatto conoscere un Petrarca a me ignoto. 🙂

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