Il libro che sfogliamo oggi ci porta indietro nel tempo, di quasi due secoli, e ci spalanca una porta su un Nuovo Mondo. Una contraddizione? No. Infatti facciamo un salto nell’800 per tuffarci in quello che allora era veramente un Nuovo Mondo: un mondo quasi sconosciuto, eccitante, gli Stati Uniti d’America.
LIFE ON THE MISSISSIPPI
Il libro è “Life on the Mississippi” (Vita sul Mississippi) di Mark Twain, stampato a Boston nel 1883.
Mark Twain, vero nome Samuel Langhorne Clemens: una vita movimentata, gravi lutti in famiglia, molti lavori, molti viaggi e problemi economici. Fece il tipografo, il pilota di battelli, il cercatore d’oro, il minatore, il giornalista e lo scrittore.
E’ uno dei più grandi scrittori americani dell’800, autore di capolavori come “Le avventure di Tom Sawyer” e “Huckleberry Finn”. Ma soprattutto fu un grande amante del “Grande Fiume”, il Mississippi. Cresciuto sulle sue rive, fin da bambino ne subì il fascino. A ventidue anni si imbarcò su un battello con l’intenzione di recarsi a New Orleans, a bordo conobbe il pilota e questo cambiò la sua vita. A quell’epoca i piloti dei battelli fluviali che percorrevano in tutti i sensi il grande fiume erano dei personaggi mitici, più considerati degli stessi comandanti, ed erano pagati bene. Il giovane Samuel non ci pensò due volte, decise che avrebbe fatto il pilota di battelli soddisfacendo così il suo innato desiderio di vivere una vita avventurosa e la sua grande attrazione per il fiume.
Una sua citazione dice:
“Tra vent’anni sarai più dispiaciuto per le cose che non hai fatto che per quelle che hai fatto. Quindi sciogli gli ormeggi, naviga lontano dal porto sicuro. Cattura i venti dell’opportunità nelle tue vele. Esplora. Sogna. Scopri.”.
Le sue vele sono simboliche e non ha bisogno di avventurarsi negli oceani: il Mississippi gli offre tutto quello che cerca.
Nel 1859 prende il brevetto di pilota. Il suo sogno è coronato, quello sarà il suo mestiere, quella sarà la sua vita. Dal gergo della marineria fluviale prende il suo nuovo nome Mark Twain: “by the mark, twain” è il grido che risuonava a bordo e che indicava la profondità di sicurezza a cui si doveva navigare per evitare le numerose secche (“dal segno, due braccia”che corrispondono a 3,7 metri). Ma con l’avvento della ferrovia e la guerra civile il traffico sul fiume diminuisce; Twain allora si trasferisce in California e in un primo tempo si dedica alla ricerca dell’oro nella speranza di risolvere i suoi problemi finanziari. In seguito si dedica completamente alla scrittura: articoli umoristici e romanzi nei quali il protagonista è spesso lui, il suo grande amore, il Mississippi. E al fiume ritorna dopo molti anni per compiere una crociera da St. Louis a New Orleans. Il suo occhio attento coglie i grandi mutamenti che sono avvenuti nel frattempo e che hanno cambiato il paesaggio e la vita delle persone. La ferrovia ha portato gente e commerci, nuove città sono sorte. Impressioni, considerazioni e aneddoti che a volte sono dei veri e propri racconti, sono la base del suo nuovo libro “Vita sul Mississippi”, stampato a Boston nel 1883, corredato da 300 pregevoli illustrazioni.
L’EPOCA DEI PIONIERI
Abbiamo velocemente spiegato la genesi del libro. Ora diamo un’occhiata oltre quella porta e scopriamo che cosa c’è. C’è un Nuovo Mondo che sta nascendo, un mondo sconfinato ed affascinante. E’ il mondo dei pionieri, dei cacciatori di pelli e dei cercatori d’oro, degli indiani e delle sconfinate pianure, dell’avventura e dei sogni. Il Mississippi ne è il simbolo per eccellenza. E allora via, navighiamo anche noi su quel grande fiume e lasciamoci catturare dalla sua epopea che poi è la stessa della grande nazione che si sta formando: gli Stati Uniti d’America. Il Mississippi, insieme ai tanti affluenti che si uniscono a lui, costituisce il più grande bacino idrografico dell’America del nord. Da solo misura 3778 km. Ed è per lunghezza il terzo fiume al mondo dopo il Rio delle Amazzoni e il Congo.
Le prime notizie che si hanno di questo fiume risalgono al 1541 quando l’esploratore spagnolo Hernando De Soto, approdato in Florida e inoltratosi nel territorio alla ricerca di oro e argento giunse sulle sue rive e ne rimase colpito dalla bellezza e dalla maestosità. Ma la sua curiosità non va oltre. Sanguinosi scontri con le tribù locali e numerose perdite tra i soldati lo inducono ad abbandonare quel territorio.
Del resto i conquistadores spagnoli sono interessati soprattutto alla ricerca di metalli preziosi e considerano il fiume solo un ostacolo sul loro cammino. A quell’epoca non c’erano mappe e non si sapeva nulla dell’intero corso delle acque; gli stessi nativi conoscevano solo il tratto che attraversava le terre in cui abitavano e quindi lo stesso fiume aveva nomi diversi. Più tardi dal nord, dalla regione dei Grandi Laghi cominciarono ad arrivare gli esploratori francesi, sono soprattutto i cacciatori di pelli che discendono il fiume in cerca di un mercato per le loro merci. Dai loro racconti comincia a crearsi il mito di questo grande fiume che viene dalle montagne.
Nel XVII secolo il francese Robert de la Salle, giunto in Canada, esplorò la zona dei Grandi Laghi e organizzò una spedizione allo scopo di discendere il fiume e scoprirne la foce. Era il 1682 quando arrivò nel Golfo del Messico e chiamò quella regione Luisiana in onore di Luigi XIV. Cominciò così la colonizzazione della valle del Mississippi che proseguì e si intensificò nei due secoli successivi.
Dalle foreste del nord cominciò a giungere via fiume il legname necessario per le costruzioni. I tronchi erano legati a formare delle enormi zattere, le “long rafts” che scendevano la corrente guidate da 30-40 uomini, i raftmens. Contemporaneamente, sempre su zattere e poi su barconi a fondo piatto, a vela o a remi, si cominciò a trasportare animali e ogni genere di merce.
In mancanza di strade, il fiume costituiva una buona via di comunicazione, soprattutto più veloce. Tuttavia la navigazione era difficile perché il fiume presentava molti tranelli, secche, rapide, ostacoli e improvvise piene che arrivano a modificarne il percorso, per non parlare dell’ostilità dei nativi e dei briganti. Un lavoro duro per i battellieri, gente dura, grandi bevitori e attaccabrighe: divennero dei personaggi mitici, simboli di un’epoca avventurosa e ispiratori di leggende folkloristiche.
I barconi potevano solo discendere il fiume e non risalirlo a causa delle correnti troppo forti e quindi, una volta giunti a New Orleans, dove la corsa terminava, venivano distrutti e il legname venduto. I battellieri dovevano tornare indietro a piedi o con altri mezzi dell’epoca. Ma ancora non si sapeva tutto di questo grande fiume, in particolare si ignorava dove esattamente si trovassero le sue sorgenti, nonostante molte spedizioni le avessero cercate. Le trovò nella primavera del 1823 un italiano, Giacomo Costantino Beltrami. Ma questo è un altro libro e un’altra storia, molto intrigante, un’avventura di quelle con la A maiuscola che merita un post a parte.
L’EPOCA D’ORO
Intanto nel 1807 Robert Fulton progetta un battello a vapore. Nel 1811 il primo battello a vapore, il “New Orleans” solca le acque del fiume e da questo momento la navigazione si intensifica sempre di più in entrambi i sensi, favorendo il commercio e gli scambi tra le popolazioni. Il progresso tecnico produce vapori sempre più efficienti: nel 1816 si può andare da New Orleans a Louisville in 24 giorni, nel 1838 in soli 6 giorni.
E’ l’epoca d’oro della navigazione sul Mississippi in una nazione che sta crescendo sempre più. Ora sul fiume non viaggiano più solo i mercanti, ma gente di ogni risma: ricchi imprenditori, affaristi, avventurieri, giocatori di professione. I battelli diventano sempre più grandi e per accontentare i passeggeri più esigenti si trasformano in alberghi lussuosi e in case da gioco. Nascono e muoiono grandi fortune.
La navigazione è sempre difficile per la turbolenza del fiume e tutti i problemi di cui abbiamo già parlato. A questi se ne aggiungono altri: non di rado, a causa delle caldaie spesso troppo spinte per aumentare la velocità, a bordo scoppiano degli incendi. Come era accaduto per i battellieri dei barconi, anche i piloti dei vapori diventano dei personaggi molto popolari ed ammirati, sul battello non hanno padroni, sono i signori assoluti, hanno più poteri del capitano stesso. Nasce un’associazione di categoria, una specie di sindacato: gli iscritti si passano informazioni e consigli. Questo permette loro di avere meno incidenti e di essere quindi più richiesti. La conseguenza è che tutti i piloti hanno interesse ad aderire e la corporazione diviene sempre più potente.
Mark Twain, come abbiamo visto, fu uno di questi mitici piloti. Del resto come poteva un uomo amante dell’avventura come lui non rimanere affascinato da quell’ambiente e da quel mestiere?
“C’è un solo modo di essere pilota, -dice lo scrittore- ed è quello d’impararsi a memoria questo fiume intero. Devi conoscerlo come l’ABC”.
E ancora:
“…leggere le acque del fiume, come le pagine di un libro…”
E’ quello che Mark Twain fece: studiò, imparò il fiume, prese il brevetto. Poi raccontò il suo fiume in quel piccolo capolavoro che è “Vita sul Mississippi”.