L’UMANISTA CHE SI FECE EDITORE

Un libro non è quasi mai una cosa banale. Ogni libro a suo modo è speciale. Ma il libro da cui partiamo oggi, per uno dei nostri viaggi nella storia e nel mondo letterario, è un libro davvero molto molto particolare. In tutti i sensi.

Si tratta  dell’  “Hypnerotomachia  Poliphili” (Combattimento amoroso di Polifilo in sogno). Particolare per il contenuto: un bizzarro racconto allegorico cavalleresco sul tema dell’amor cortese, che risale alla seconda metà del XV secolo. Particolare perché, per quanto riguarda il suo autore, tuttora sconosciuto, esistono diverse ipotesi suggestive. Alcune fonti, ricavando il nome dalle lettere iniziali dei capitoli, lo attribuiscono a un certo Francesco Colonna, sul quale poi si fanno le più diverse congetture. Un’altra ipotesi, probabilmente più fantasiosa, ne attribuisce la paternità congiunta a diversi autori, tutti personaggi di grande fama come Pico della Mirandola, Leon Battista Alberti, Lorenzo il Magnifico e lo stesso editore, il famoso Aldo Manuzio. Ma soprattutto molto particolare è la veste editoriale: il libro, stampato a Venezia nel 1499 da Aldo Manuzio appunto, è considerato il più bel libro di tutti i tempi, un gioiello rimasto ineguagliato, arricchito da 169 preziose xilografie, veri capolavori, anche queste di autore sconosciuto, ma che qualche studioso attribuisce addirittura al grande pittore Andrea Mantegna.

ALDO MANUZIO

L’ancora “Aldina”, forse la marca tipografica più famosa di tutti i tempi

Aldo Manuzio: uno dei primi grandi stampatori e editori della storia mondiale della stampa. Già ai suoi tempi era un mito in tutta Europa, possedere un suo libro contrassegnato dalla famosa marca con l’ancora, era un privilegio. Le sue edizioni, impreziosite da raffinate rilegature, furono per secoli oggetto di culto e raccolte nelle più prestigiose collezioni non solo in Italia, ma anche, e anzi direi soprattutto, in tutta Europa, in particolar modo in Francia e in Inghilterra.

Su questo personaggio tanto si è scritto e la sua fama è assolutamente meritata. Era un perfezionista, tutto era scelto con estrema cura: dalla ricerca di testi originali e inediti all’attenzione posta alla veste tipografica con l’uso di bellissime carte, inchiostri perfetti, caratteri di grande nitidezza e raffinatezza, la cui creazione l’editore seguiva personalmente, spesso ispirandosi all’antichità greca e romana.

Aldo Manuzio

Ma come nasce Manuzio stampatore e editore a Venezia? Tanto per cominciare Manuzio non è veneziano. Nasce a Bassiano, nel Lazio, un piccolo borgo a nord di Latina, sulle pendici dei Monti Lepini, nel ducato di Sermoneta. Non si hanno molte notizie su di lui, persino l’anno di nascita non è certo, il 1447, il 1449 o il 1452.   Anche sul cognome c’è qualche incertezza. Pare che in origine fosse Altus Mandutius, divenuto poi Mannucius e infine Manutius, Aldus Manutius. In qualche occasione si è firmato anche Aldou Manoukiou alla greca, lingua che amava moltissimo. Figlio, si presume, di un mercante che aveva sposato una donna del posto, probabilmente ricevette la prima educazione alla corte dei Caetani di Sermoneta.  Dal 1467 è a Roma dove ha come insegnanti umanisti del calibro di Domizio Calderini, segretario apostolico del Papa Sisto IV e commentatore di testi latini, e Gaspare da Verona, professore di retorica alla Sapienza.

Nella prima metà del ‘400, Roma, che nel secolo precedente, a seguito del trasferimento dei Papi ad Avignone in Francia, era precipitata in uno stato di estrema decadenza, era risorta grazie al Papa Martino V che nel 1420 aveva riportato in Italia la sede del Papato ed aveva intrapreso una fervida attività di risanamento e di ricostruzione della città. Roma era divenuta presto il polo della cultura umanistica, sostituendosi persino a Firenze e richiamando studenti e studiosi da tutta Europa. In questo ambiente molto vivace si forma il giovane Manuzio il quale assorbe e fa suoi i principi dell’umanesimo che intende riscoprire le opere e i valori dell’antichità classica.

Giovanni Pico della Mirandola

Nella città eterna ha anche modo di vedere da vicino i nuovi libri stampati. Infatti due monaci benedettini, il ceco Pannartz e il tedesco Sweynheym, chiamati a Roma da Papa Paolo II, hanno da poco aperto un’officina tipografica, la prima in Italia che stampa con la tecnica dei caratteri mobili. Manuzio senz’altro osserva con attenzione la nuova invenzione, ma per il momento il suo interesse predominante è ancora lo studio. Nel 1475, per completare la sua formazione, si trasferisce a Ferrara. E’ sua intenzione approfondire in particolare lo studio della cultura greca ed impararne la lingua. In questa città ha come insegnante Battista Guarini (1434-1503), figlio del grande umanista e poeta Guarino Veronese. All’università Manuzio conosce e diviene amico di Giovanni Pico dei conti della Mirandola, ai posteri noto semplicemente come Pico della Mirandola, il quale, oltre a possedere una memoria eccezionale (conosce alla perfezione molte lingue tra cui il latino, il greco, l’arabo, il francese) è uomo di grande cultura ed eccellente filosofo.

Nel 1482 Manuzio soggiorna per alcuni mesi a Mirandola, cittadina dell’attuale provincia di Modena, ospite dell’amico Pico che ha radunato intorno a sé una piccola corte di eruditi e studiosi: tra questi anche alcuni letterati greci. L’incontro con questi ha un grande influsso sulla formazione del giovane Aldo che a Roma si era dedicato prevalentemente allo studio dei classici latini ed ora ha la possibilità di approfondire le sue conoscenze della lingua e della letteratura greca.  Ne rimane talmente affascinato ed imparerà il greco talmente bene da usarlo spesso come lingua parlata anche nella vita di tutti i giorni. Nel 1483, Manuzio da studente diviene insegnante; infatti lo ritroviamo nella vicina Carpi per occuparsi dell’educazione dei principi Alberto e Leonello Pio, figli di Caterina Pio, sorella di Pico.  A Carpi si ferma fino al 1489, stabilendo un forte e duraturo legame, anche affettivo, con i due allievi che gli dimostrano una riconoscenza quasi filiale tanto che poi diventeranno i primi finanziatori dell’editore. 

Questi anni rappresentano per Manuzio un periodo molto importante e gratificante. Scopre nell’insegnamento e nell’educazione dei giovani quello che sicuramente è lo scopo principale della sua vita. Un impegno civile che del resto pervade le dottrine umanistiche del ‘400: studiare i classici, imparare per trasmettere ad altri le proprie conoscenze. Ma la conoscenza non può essere disgiunta dalla moralità, esse si completano a vicenda e contribuiscono a formare l’uomo, che sia un uomo “sia di nome che di fatto”. E ancora “…non è lecito attuare l’una cosa (la conoscenza) senza l’altra (la moralità)” e preferiva “… i giovinetti illetterati ma provvisti di buoni costumi, che i sapientissimi scostumati”. Queste ed altre asserzioni illuminanti sul suo pensiero, Manuzio prenderà l’abitudine di scrivere con dovizia nelle prefazioni delle opere pubblicate.

LA MISSIONE DI MANUZIO: GLI ANNI VENEZIANI

Nella prefazione degli “Erotemata” (una grammatica greca con traduzione latina) di Costantino Lascaris, prima opera pubblicata con data certa, così Manuzio descrive la sua missione:  “…dedicare tutta la vita all’utile dell’umanità. Dio mi è testimone che nulla desidero di più che giovare agli uomini”. Egli è fermamente convinto che la cultura renda gli uomini migliori e crede che “far circolare idee e saperi universali equivalga a costruire argini alle armi”. Queste dunque le idee di Manuzio che, portata a termine l’educazione dei principini, lascia Carpi e si trasferisce a Venezia.

Perché Venezia?  Venezia è una città libera, operosa, un importante centro di scambi commerciali. Ma è anche un vivace centro culturale, a livello europeo, per la presenza di tanti studiosi. Molti sono greci, in fuga da Bisanzio dopo la caduta dell’Impero Romano d’Oriente.  Con loro hanno portato gli antichi codici e manoscritti delle loro ricche e prestigiose raccolte, salvandoli così dalla distruzione.

Manuzio entra in contatto con tutte queste persone.  All’inizio del suo soggiorno veneziano, il suo principale interesse è ancora lo studio e l’insegnamento. Lui stesso scrive: una grammatica latina e una greca, alcune Vite di autori antichi e traduzioni di testi classici greci e latini Ma Manuzio, oltre che essere un intellettuale, è anche un uomo pratico e un pensiero si fa strada nella sua mente: “ …tradurre in una dimensione operativa e non solo ideale, un agire nel mondo attraverso la cultura”. E quale mezzo è più adatto per trasmettere la cultura se non la scrittura, il libro?

Il momento è propizio, la nuova invenzione della stampa offre proprio l’aiuto necessario. Ma Manuzio non trova sul mercato libri che lo soddisfino pienamente. Ed è così che deciderà di diventare lui stesso stampatore e editore. Venezia, del resto è la città ideale, ricca di biblioteche che contengono antichi codici e manoscritti originali, è divenuta nella seconda metà del ‘400 uno dei centri più importanti a livello europeo per la stampa. La sua produzione di libri supera quella di qualsiasi altra città italiana e europea. Dopo una accurata preparazione, con l’aiuto finanziario di alcuni amici, nel 1494 Manuzio inizia la sua carriera di editore stampando i citati “Erotemata” di Costantino Lascaris, il cui manoscritto originale gli è stato portato da Messina dall’amico Pietro Bembo.

Proprio la ricerca, quasi maniacale, dei manoscritti originali caratterizzerà tutta la produzione del nostro editore, che può avvalersi della collaborazione dei più grandi letterati ed esperti dell’epoca.

Così, per citare alcuni esempi, riesce ad entrare in possesso di un manoscritto del VI secolo, portatogli dalla Francia, con una fedele trascrizione delle Lettere di Plinio il giovane, oppure a procurarsi un manoscritto originale autografo del Petrarca. Inoltre a Venezia c’è una preziosa raccolta di testi a cui si può attingere: la Biblioteca Marciana, nata da una ricca donazione di Bessarione, cardinale, filosofo e umanista bizantino che, dopo la caduta dell’Impero Romano d’Oriente, era riuscito a salvare e a portare nella città lagunare molti codici e manoscritti greci.

I primi testi stampati sono i classici latini e soprattutto greci e con questi Manuzio si afferma come prestigioso editore e presto la sua tipografia diviene un punto di riferimento per gli studiosi italiani ed europei dell’epoca. In seguito si dedicherà anche a testi umanistici e di autori a lui contemporanei: uno per tutti il famoso filosofo Erasmo da Rotterdam, che soggiornerà un anno circa a casa dell’editore, per seguire direttamente la stampa dei suoi “Adagia”, raccolta di motti e proverbi greci e latini, usciti nel 1508.

Ma noi ci fermiamo qui.  Il nostro intento era quello di raccontare la storia di Manuzio umanista. La storia dell’editore non ha bisogno di essere raccontata.

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