“libri” leggeri… breve storia delle riviste letterarie

Il viaggio che intraprendiamo oggi non inizia da un libro, ma da un racconto e da una rivista.

Il racconto è uno dei tanti scritti da Arthur Conan Doyle che vedono come protagonista l’intramontabile Sherlock Holmes; la rivista è una copia del 1892 de “The Strand Magazine”, periodico letterario mensile pubblicato a Londra dal 1891 al 1950.

Entriamo, dunque, nell’universo delle Riviste letterarie. Ma mettiamo subito in chiaro un punto essenziale: l’argomento è talmente vasto, complesso e ricco di sfumature che bisognerebbe scrivere un’enciclopedia per descriverlo adeguatamente. Questo post, necessariamente, può solo dischiudere una porta e gettare un’occhiata rapida e fugace; vuole, quindi, offrire un primo superficiale approccio, lasciando, a chi lo desideri, il piacere di approfondire.

La nascita delle riviste

L’invenzione della stampa a caratteri mobili, avvenuta nel 1455, rappresenta una vera e propria rivoluzione che provoca molti cambiamenti nella società dell’epoca.

Uno di questi è senz’altro la nascita e la diffusione dei giornali, inizialmente semplici fogli di informazioni da distribuire alla popolazione.

A Venezia, verso la metà del 1500, il governo della città stampa un foglio che è chiamato “Gaxeta” perché costa una gaxeta, moneta che equivale a due soldi.  Gaxeta diviene poi Gazzetta, termine usato non solo in Italia ma anche in altri paesi, come sinonimo di giornale.  Con il passare del tempo il semplice foglio di informazioni utili si arricchisce di pagine con altre notizie di vario genere.

Nel 1600, quasi contemporaneamente, nascono in Francia e in Inghilterra le prime riviste. Negli anni successivi, sulla scia delle prime, analoghe riviste nascono in Italia e in Germania e, in seguito, anche nel resto d’Europa e negli Stati Uniti. Si tratta di giornali che escono con cadenza periodica, generalmente una volta al mese, che trattano argomenti specifici, scientifici, letterari, filosofici, rivolti ad un pubblico di lettori colti e hanno lo scopo di diffondere informazioni sui progressi della scienza e su tutto ciò che accade nel mondo della cultura.

A partire dal 1700, in pieno Illuminismo, i periodici si moltiplicano e si specializzano trattando argomenti riguardanti, in preminenza, un solo settore culturale: le scienze, la letteratura, ecc… La diffusione di queste riviste specializzate è dovuta a diversi fattori: una maggiore alfabetizzazione avvicina alla lettura un maggior numero di persone, i progressi della scienza accendono l’interesse sulle nuove scoperte, il diffondersi del romanzo, di ogni genere, soprattutto d’avventura, suscita curiosità. La lettura diviene uno dei passatempi preferiti dalla nuova classe borghese. A ciò si aggiunga il fatto che ormai libri e riviste, grazie alla diffusione della stampa, hanno dei prezzi accessibili ad un numero di persone sempre maggiore.

Nei secoli seguenti, in tutta Europa, è un proliferare di periodici che sorgono a cura di Accademie o per iniziativa di gruppi di intellettuali o anche di singoli, giornalisti o scrittori. Alcuni hanno vita breve, veloci meteore che durano pochi anni o addirittura mesi, altri resistono nel tempo e alcuni, passando di mano in mano, arrivano persino ai giorni nostri. 

Nell’Ottocento, le riviste si arricchiscono di illustrazioni. Inizialmente si tratta di xilografie per lo più in bianco e nero, come quelle che già da secoli decorano i libri stampati, in seguito, grazie ai progressi raggiunti dalle tecniche grafiche, di litografie anche a colori. Lo scopo è quello di attirare l’attenzione dei lettori, spesso cominciando già dalla copertina. Mentre quelle delle prime riviste erano molto sobrie, sulla carta bianca spiccavano solo le scritte e tutt’al più degli stemmi, ora compaiono colori e figure che spesso preannunciano il contenuto. La commercializzazione ha le sue esigenze!

Gli anni che vanno dalla fine del secolo fino alla Prima Guerra Mondiale, rappresentano un periodo d’oro per l’arte dell’illustrazione grafica, anche grazie all’opera di grandi artisti che danno dignità a quest’arte, prima sottovalutata, portandola alla pari con la pittura.

Tornando alle nostre riviste letterarie, su queste si pubblicano articoli in tema, saggi, recensioni, interviste, biografie, ma anche racconti e poesie di autori già affermati o di esordienti. In epoca più recente sono sempre più diffusi gli articoli, rivolti ai tanti appassionati di scrittura, con suggerimenti; per loro si organizzano anche concorsi, offrendo di possibilità di veder pubblicati i propri lavori.

In Francia

Nel 1633, Théophraste Renaudot, considerato il fondatore del giornalismo, pubblica il suo “Bureau d’Adresses”, la prima rivista che si occupa di scienze e di letteratura.

Nel 1665 esce il “Journal des Scavans” fondato da Denis de Sallo, avvocato e giornalista, consigliere al parlamento di Parigi. Su uno dei suoi primi numeri compare, accanto ad articoli scientifici e di attualità culturali varie, la prima recensione letteraria della storia, dedicata alle Massime di La Rochefoucauld. Dopo alcune incertezze iniziali, un cambio di direzione ed un cambio di titolo (diviene “ Journal des Savants”) il periodico ottiene un grande successo. Per molti anni avrà una posizione di monopolio nel mondo della cultura francese e il suo modello sarà ripreso negli altri paesi europei. 

Ma la prima rivista francese, esclusivamente letteraria, esce nel 1684 ad Amsterdam. Perché in Olanda? La storia dei giornali è strettamente legata alla storia della politica. Nel 1685 Luigi XIV, infatti, revoca definitivamente l’Editto di Nantes, emanato nel 1598 da Enrico IV, al termine delle sanguinose guerre di religione che avevano devastato la Francia, editto con il quale si sanciva il diritto alla libertà religiosa. Ma già da tempo l’atmosfera in Francia era cambiata e si cominciavano a notare atteggiamenti persecutori nei confronti dei non cattolici. Per questo motivo molti uomini di cultura protestanti, anche per evitare la pesante censura imposta dal governo, avevano deciso di trasferirsi nei vicini Paesi Bassi, o in Germania o addirittura nella lontana America. Tra questi c’è anche Pierre Bayle, storico e filosofo, di famiglia calvinista, che ad Amsterdam fonda le “Nouvelles de la République des lettres” (Notizie dalla Repubblica delle Lettere), la prima rivista esclusivamente letteraria. Il periodico, scritto in francese, ha una grande diffusione in Francia. Sulla sua scia altre riviste, sempre fondate da fuoriusciti francesi e stampate nei Paesi Bassi, si impongono con successo nel mondo letterario francese.

Nei secoli seguenti, come si è detto, sono moltissime le riviste specializzate che vengono pubblicate con maggior o minor successo. Tra tutte, una merita una particolare menzione per il posto di assoluta preminenza raggiunto nel suo paese ed anche all’estero e per la durata, dal momento che tuttora viene pubblicata. Si tratta della “Revue des deux Mondes” fondata nel 1829. Inizialmente aveva un indirizzo letterario e annoverava tra i suoi collaboratori scrittori come Alexandre Dumas, Honoré de Balzac, Victor Hugo e molti altri; in seguito, incominciò ad occuparsi anche di politica e di economia, finché questo indirizzo risultò preminente e la rivista assunse, di volta in volta, posizioni favorevoli o di opposizione ai governi in carica.

In Inghilterra

Nel 1665 esce la prima rivista scientifica a cura della Royal Society di Londra, che però ha il solo scopo di pubblicare gli Atti dell’Accademia.

Nella prima metà del 1700 molti periodici letterari vengono pubblicati, più o meno sul modello del francese “Journal des Savants”, ma molti di loro hanno vita breve. Tra gli ideatori di nuove riviste incontriamo anche scrittori famosi come Daniel De Foe (Robinson Crusoe) e Walter Scott (Ivanhoe).

Con il tempo, i periodici inglesi si staccano dal modello francese e assumono dei caratteri peculiari. Nasce un tipo di rivista che otterrà un grande successo e avrà molti imitatori dappertutto: è il magazineuna rivista rivolta ad un pubblico di lettori più vasto rispetto a quello della stretta cerchia degli intellettuali e degli “addetti ai lavori”. Assecondando i gusti della nuova borghesia nata dal commercio, accanto agli articoli di critica letteraria, pubblica anche notizie d’attualità e di costume. Queste riviste spesso sono in lotta tra di loro: una lotta a colpi di illustrazioni sempre più ricche e di ricerca di firme prestigiose. Il risultato è ovviamente un miglioramento della qualità che porta ad un aumento dei lettori.

Tra le tante ne citiamo una: “The Strand Magazine” che, fondato a Londra nel 1891 continuerà a pubblicare, fino al 1950, non solo racconti e recensioni letterarie, ma anche articoli di interesse più generale. IL successo è tale che, dal 1891 al 1916, la rivista viene pubblicata anche negli Stati Uniti. Moltissimi e famosi sono gli scrittori che, nel tempo, collaborano con i loro racconti: Rudyard Kipling, H.G.Wells, Agatha Christie, Georges Simenon. Persino la Regina Vittoria pubblica un racconto per bambini. Ma un autore, sopra tutti, diviene un collaboratore fisso: è Arthur Conan Doyle con i suoi racconti di Sherlock Holmes.

In Italia

La prima rivista italiana vede la luce nel 1668 a Roma: è “ Il Giornale de’ Letterati” che offre ai suoi lettori un panorama delle principali opere pubblicate in Italia e all’estero.

Tra il ‘600 e il ‘700 Venezia è il luogo di nascita di un buon numero di riviste, confermando la sua vocazione tipografica che, sin dall’inizio, l’ha resa famosa in tutta Europa come centro di una vivace e raffinata arte della stampa. A Venezia nascerà anche il primo magazine italiano: “Il magazzino italiano” che vede la luce nel 1768.

Dalla seconda metà del 1700, e più ancora per tutto il 1800 è un proliferare di riviste in tutte le principali città. Ne citiamo solo alcune, senza nulla togliere a tutte le altre.

A Milano, dal 1764 al 1766 i fratelli Pietro ed Alessandro Verri, con la collaborazione di Cesare Beccaria, pubblicano “Il caffè”, su cui compaiono articoli di argomenti letterari, ma non solo, con lo scopo di difondere il pensiero illuminista. Sempre a Milano, Carlo Cattaneo nel 1839 fonda “Il Politecnico” che affianca la critica letteraria all’informazione scientifica.

A Verona, il poeta Vincenzo Monti pubblica, dal 1811 al 1814, il “Il poligrafo” a cui collaborano i maggiori letterati del tempo.

Francobollo emesso per celebrare i 150 anni della rivista “Nuova Antologia”

A Napoli, nel 1903, Benedetto Croce, con l’amico Giovanni Gentile fonda “La critica”, che continuerà ad essere pubblicata fino al 1944. La rivista, con i suoi saggi sugli autori italiani e stranieri e le loro opere, offre un importante quadro, dal punto di vista storico e letterario, del panorama culturale dell’epoca.

Una delle più importanti riviste italiane, di sicuro la più longeva, è la “Nuova Antologia” fondata a Firenze nel 1866 e tuttora pubblicata. Sul modello della francese “Revue des deux Mondes”, riporta articoli di critica letteraria, ma anche rubriche di politica, di finanza e di belle arti. Tra i suoi collaboratori figurano tanti scrittori, giornalisti e uomini politici di grande fama. Per tutti citiamo Francesco De Sanctis con i suoi saggi sulla letteratura e Giosuè Carducci con le sue poesie. Il merito di questa rivista è stato quello di diffondere la cultura letteraria italiana, portandola a conoscenza del grande pubblico ed, inoltre, di aver contribuito a “forgiare” nuovi giornalisti, come Indro Montanelli e Eugenio Scalfari.

Ora di salutarci. Chiudo con delicatezza l’ultima rivista giunta dagli U.S.A. Si tratta di un numero del “Lippincott’s Monthly Magazine” stampato a Philadelphia nel 1890. Una rivista usurata dal tempo ma preziosa. All’interno la prima stampa, non ancora censurata, del “Ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde. Ricordo di un mondo nel quale le riviste sono state culle di grandi romanzi e di opere letterarie che hanno attraversato i secoli.

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