Storia di una libreria perduta, una “porta” chiusa, la speranza di riaprirla…

N.d.R. il post parla di libri. Parla di porte si spera non chiuse per sempre. Parla di carta, di sapere, di racconti, di perdite. Non è obiettivo né scopo del post addentrarsi in questioni geo-politiche. Ne trarre giudizi o conclusioni che lascio, per competenza, agli storici.

Le Porte dei Libri

Questa è la storia, semplice, di una (anzi due) librerie perduta. La storia, quella con la S maiuscola, è costellata di librerie e biblioteche perdute.

Perdemmo quella di Alessandria dove mito e storia si confondono un nell’altro senza soluzione di continuità. Perdemmo certamente rotoli e papiri sotto la cenere del Vesuvio a Pompei ed Ercolano. Ci sono biblioteche disperse nelle sabbie del deserto che rischiamo di perdere e che tuttora, in scaffali scavati in sabbia e roccia, custodiscono, in Mauritania, tesori di carta (ma questa, la storia delle biblioteche “del deserto” è un’altra storia forse da raccontare un giorno). Ci sono biblioteche depredate come quella di Atene da cui Serse trafugò decine di migliaia di volumi. Nivive, Ebla. Una moltitudine di biblioteche andate perse e sparite nel tempo e nei secoli. Spero durante ed a causa di guerre.

la mitica Biblioteca d’Alessandria

Ma anche librerie. Come le librerie fiorentine e veneziane travolte dall’acqua in tempi e decenni diversi (di qualche mese fa un nostro post sull’argomento). Scriveva Ferdinando Camon in un’articolo su Avvenire nel 2019 a proposito di queste librerie travolte dalle acque:

“ Mondi svaniscono in quei libri perduti”.

Ed è così. Se è vero che abbiamo scelto come nome del blog “Le Porte dei Libri” convinti che ogni libro sia una porta su mondi infiniti, allora la perdita di libri comporta la perdita di quei mondi, a volte per sempre. Porte che nessuno potrà mai più valicare. Serrature da cui non sarà più possibile sbirciare verso orizzonti immaginifici, surreali, drammatici, commoventi. Un libro che scompare è una porta chiusa per sempre, soprattutto se era l’ultimo del suo genere.

MOHAMMED SAMIR MANSOUR E LA “PORTA” DEI LIBRI A GAZA

E deve pensarla così Samir. Una foto iconica, la sua.

Mohammed Samir Mansour stringe tra le mani una copia distrutta di un libro di Agatha Cristie

Macerie, pietra, cemento, armature di ferro esposte e contorte che fendono l’aria, aria imbiancata da polvere ancora sospesa, penetrante. Sullo sfondo alcuni libretti blu ed in primo piano lui. Samir. Al secolo Mohammed Samir Mansour.

Vecchia foto degli interni della libreria di Mansour

Non pensava Samir (53 anni tutti vissuti a Gaza) a tutto questo prima dello squillo del telefono alle 6.00 di mattina di martedì scorso. Una telefonata surreale. All’altro capo militari israeliani. Chiedevano cortesemente se si trovasse in questo momento a casa o nella sua libreria. Era a casa, 6 di mattina, ovviamente. Meglio, gli spiegarono. Non era il caso di aprire la libreria, che si trovava a poco più di un chilometro da casa sua, quella mattina. Poco più di un’ora dopo un tubo di metallo, plastica, e altre diavolerie solcava i cieli, silenzioso. Un missile, di quelli “intelligenti” si è portato via la sua libreria e tutta l’intelligenza e il sapere che conteneva.  Due piani di libri stipati, libri di colori, argomenti e soprattutto lingue diverse. Due piani di libri e scaffali che forse si trovavano sopra gallerie scavate nel sottosuolo da Hamas.

Ma una libreria non rispetta confini politici e geografici. Una libreria è “cittadina del mondo”. Dentro la libreria di Samir si poteva passare in pochi metri da saggi di politici americani ad un romanzo siriano, da racconti per bambini in arabo a testi di algebra in israeliano. Erano due piani di “porte”. 

Per Mansour, come ricorda lui stesso ad un inviato del “News Channel”:

I libri sono la mia vita e la mia anima

Nella foto Samir è in primo piano. In mano una copia ormai distrutta di un libro di Agatha Cristie. Una libreria storica la sua a Gaza, 21 anni di vita, il sogno di due generazioni. Fondare e mantenere in zona di guerra una libreria aperta a tutti, come dovrebbe essere, sempre, una libreria. Aperta non solo per chi a Gaza aveva i soldi per permettersi un libro. Aperta anche per i bambini che non li avevano quei soldi, la libreria, come racconta un inviato della NBC. Si sedevano leggevano qualche favola come fosse una biblioteca e uscivano a correre e giocare.  La libreria di Mansour era anche la più grande collezione di libri in lingua inglese a Gaza. Un patrimonio culturale per generazioni che sognano di lasciare quelle terre di guerra infinita e spossante.

Non ha intenzione di arrendersi Mansour. All’inviato NBC afferma che intende ricostruire la libreria.

DI seguito il link della raccolta fondi lanciata su gofundme:

cliccando l’immagine si può accedere alla pagine “gofundme”

Le “Portedeilibri” ha fatto la sua piccola parte.

Perché non è solo questione di ricostruire una libreria. E’ portare sapere e cultura consci che sia l’unica strada per uscire dalla paura, isolamento ed emarginazione. Perchè la speranza è che i bambini di Gaza quelle favole e la lingua inglese possano continuare ad impararla, crescere ed essere cittadini del mondo capaci di guardare oltre le miserie e i nazionalismi delle generazioni che li hanno preceduti.

Si chiede Mansour in un post sul suo profilo Instagram: “what did we lose by losing the library” (Cosa abbiamo perso noi perdendo la libreria?)

“We lost the happy and moving memories and situations that our day was not without. We lost the stories and stories that housed the corners, the whispers and wishes of the children who used to come to visit us eager to carry whatever their innocent eyes fell on, for we lost the aged smell of paper and the old thick covers that certain readers are looking for! The smell of coffee that was prepared on a daily basis and incense to welcome you. “We lost the faces of the books, hundreds of thousands of valuable and irreplaceable books, which were not easy to bring into besieged Gaza. We lost the steps of passersby back and forth from students, adults and children. We lost a lot, friends!”

Mohammed Samir Mansour

Insieme alla libreria di Mansour un’altra è andata distrutta, meno storica di quella di Mansour ma grande, la più grande di Gaza. Quella di Shaban Aslim:

Da YouTube – Fonte “MEE – Middle East Eye”

Storie di libri perduti, porte chiuse ma anche speranza di riaprirle. La dove forse proprio ora servono porte aperte su mondi infiniti.

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