DUE PERSONAGGI, DUE LIBRI… UN VIAGGIO IN ITALIA

I viaggi nel tempo

In un post sui Diari, pubblicato tempo fa, abbiamo accennato alle relazioni di viaggio scritte nei secoli scorsi dai viaggiatori che compivano il “Grand Tour.”

Ma già nel Medioevo le strade d’Italia erano percorse da molti viaggiatori; all’inizio si trattava per lo più di pellegrini che si recavano da tutta Europa a Roma, sede del Papato, come atto di penitenza e di devozione. A questi poi, anche grazie al diffondersi dei commerci, si aggiunsero nel tempo mercanti, artisti, studiosi e persino avventurieri e banditi. Altre mete, oltre Roma, divennero le grandi città come Firenze, Venezia, Milano.

Tutti questi viaggi avevano degli scopi ben precisi, la devozione religiosa, gli affari, lo scambio di merci, lo studio e tralasciamo gli scopi illeciti. I viaggiatori erano concentrati su questi fini ed erano poco interessati all’ambiente circostante.

E’ a partire dal XVII secolo che il viaggio acquista un significato suo proprio che va oltre alla semplice necessità. Sono la curiosità, il piacere di scoprire e di conoscere, ma anche la ricerca di un puro divertimento le molle che spingono molti giovani a mettersi in viaggio. E si può dire che il fenomeno determina una moda che si diffonde in tutto il continente e che interessa principalmente il nostro Paese, per le sue particolari caratteristiche.

Sono soprattutto i nobili, gli artisti, gli uomini di cultura che intraprendono questi viaggi alla scoperta di un paese, della sua storia, delle sue bellezze e delle sue usanze. Oggi però non vogliamo parlare del Grand Tour in generale, ma di due viaggi particolari, effettuati da due viaggiatori altrettanto particolari. I resoconti di questi viaggi sono contenuti in due libri e saranno questi ad aprire le porte del nostro Gran Tour.

Si tratta del famoso scrittore Charles Dickens e del meno conosciuto Vescovo Gilbert Burnet.

Abbiamo scelto questi due personaggi perché, come vedremo, hanno qualcosa in comune, oltre al fatto di provenire entrambi dalla Gran Bretagna.

Il viaggio del Vescovo Burnet

Ritratto del vescovo Gilbert Burnet di Sarah Curtis Hoadly

Gilbert Burnet, prelato e storico inglese, nasce a Edimburgo nel 1643 da una antica famiglia di discendenza scozzese.

Studia diritto e teologia, prende i voti religiosi.

Durante la sua vita viaggia molto in Europa e scrive saggi sulla storia d’Inghilterra con particolare attenzione alle vicende parlamentari. Ricopre diversi ruoli nella gerarchia ecclesiastica sino ad arrivare alla nomina a Vescovo di Salisbury. 

Di lui i suoi contemporanei e gli storici inglesi dicono che è uomo di grande cultura e di grande integrità, saggio amministratore, ottimo giudice e sostenitore della libertà contro ogni forma di persecuzione. Di fede anglicana, ma conciliante nei confronti delle altre confessioni.

Nel 1685-86 Burnet compie un lungo viaggio in Europa, visitando la Francia, parte della Germania, la Svizzera e l’Italia. Il resoconto di questo viaggio, scritto in forma di lettere indirizzate all’amico Robert Boyle, eminente fisico, chimico, filosofo irlandese, viene pubblicato a Rotterdam nel 1686 dall’editore Abraham Acher.

Burnet è un acuto osservatore della realtà dei paesi che visita, di cui studia con attenzione e descrive, con dovizia di particolari, la storia e la religione, la politica e l’economia, le condizioni di vita, il carattere e le abitudini della popolazione. La sua è un’analisi lucida e approfondita delle cause storiche, delle dinamiche delle lotte di potere, dei rapporti tra Stati e Chiesa. Diciamo subito che i suoi giudizi sono spesso molto severi e critici, in linea con la sua integrità morale.

Il vescovo giunge in Italia dalla Svizzera. Il suo primo incontro è con il Lago Maggiore e la Lombardia. Subito la bellezza e la deliziosa varietà del paesaggio e la freschezza dell’aria lo colpiscono piacevolmente.

Il lago, le montagne circostanti, la natura rigogliosa, le acque tranquille in cui si specchiano le belle Isole Borromee, suscitano la sua ammirazione e gli fanno dire che certamente questo è il paese più bello che si possa immaginare e il più desiderabile in cui si possa vivere. Un paese in cui pensi che vi scorra latte e miele, bellezza e ricchezza. Invece…

Man mano che si addentra nel territorio e visita i paesi di campagna e le città si rende conto, con doloroso stupore che tutte queste risorse e queste bellezze sono oscurate, annullate dal malgoverno imperante: da una parte il potere assoluto di autorità pigre e corrotte e la ricchezza dei palazzi nobiliari e soprattutto delle chiese, dall’altro la mancanza di libertà, la povertà e l’ignoranza in cui versa la popolazione.

Questa forte dicotomia è per Burnet il tratto caratteristico di tutto il nostro Paese: un giudizio severo che verrà confermato continuando il suo viaggio da Nord a Sud.  Milano, Padova, Venezia, Firenze, Pisa e poi Roma e Napoli sono tutte città nobili, che posseggono tesori come non esistono in nessun altro paese al mondo. Il clima è piacevole, la natura è rigogliosa e di una bellezza sublime, eppure dappertutto regna la desolazione.

L’Italia è un paese fertile e ricco di risorse…

the richest country in Europe”

ma tanto mal amministrato che la corruzione, lo spreco, la pigrizia, il degrado, la povertà e l’ignoranza regnano ovunque.

Milano, l’assalto ai forni – episodio descritto dal Manzoni nei “Promessi Sposi”.

In particolare, Burnet ha parole molto dure per il governo della Chiesa di Roma e anche per l’atteggiamento del clero cattolico.  Sebbene sia un principe elettivo, il Papa è

il Principe con il potere più assoluto d’Europa”.

La magnificenza e lo sfarzo della Curia romana supera ogni immaginazione, eppure

certamente pochissime sono le persone tanto miserabili come quelle che vivono sotto il dominio del Papa”.

E aggiunge: 

“Non credo che ci sia alcuno Stato al mondo che trae più profitto”

 riferendosi alle gravosissime imposizioni, poste alla popolazione, dal governo della Chiesa, e allo sfruttamento delle abbondanti risorse a proprio esclusivo vantaggio.

Certo, per un anglicano è incomprensibile lo spreco di ricchezza per impreziosire la Corte Papale e le chiese, quelle chiese che, deve ammettere lo stesso Burnet, suscitano tanta meraviglia per la loro bellezza unica al mondo.

A proposito di edifici e di opere mirabili riportiamo una sua osservazione curiosa:

In una parola, non c’è nessuno che disponga tutta la ricchezza in una volta come fanno gli italiani quando costruiscono e finiscono i loro palazzi e giardini, e che in seguito concedono così poco alla loro conservazione”. 

Pare che il problema della manutenzione, per gli Italiani, non sia solo un problema attuale!

Il viaggio di Charles Dickens

Ritratto di Charles Dickens di William Powell – 1859

Facciamo un salto in avanti di quasi due secoli.

Nel 1844 un altro inglese illustre visita l’Italia e, al suo ritorno, nel 1846, pubblica le “Pictures from Italy”, Impressioni d’Italia, libro che raccoglie le lettere scritte, durante il viaggio, all’amico John Forst.

E’ Charles Dickens, il grande scrittore, che già ha pubblicato alcune delle sue famose opere, ma ora, all’età di 32 anni, sta attraversando un momento di profonda crisi.

Al pubblico e alla critica non sono piaciuti l’ultimo suo romanzo “Martin Chuzzlewit” e neppure il resoconto del viaggio effettuato negli Stati Uniti d’ America, giudicato troppo critico nei confronti delle istituzioni di quel Paese. A ciò si aggiungono problemi economici: la famiglia è numerosa (4 figli, per ora, arriverà ad averne 10!), mantiene un alto tenore di vita ed inoltre il padre dello scrittore, che già è stato in carcere per debiti, avanza continue richieste di denaro.

Frontespizio “Pictures from Italy” – Londra 1846

Dickens ha bisogno di una pausa e di ritrovare la necessaria tranquillità per riprendere poi a scrivere e, quindi, a guadagnare. E così progetta un viaggio in Italia con famiglia e servitù al seguito. Nelle lettere che scrive all’amico gli preannuncia che non intende descrivere le bellezze della natura e dei monumenti, già in tanti l’hanno fatto. A lui, invece, interessa osservare e descrivere la gente, le usanze, la vita quotidiana.

La prima tappa è in Liguria. Anche per Dickens, come per il vescovo Burnet, la prima impressione è di meraviglia. La costa ligure, il mare e la vegetazione lussureggiante, gli appaiono in tutta la loro bellezza. Ma quando si addentra nei paesi e poi, soprattutto, nella città di Genova, quel mondo, che gli era sembrato un miraggio fantastico, improvvisamente gli appare squallido, degradato e grottesco.

E così sarà per tutto il resto del viaggio. Milano, Venezia, Bologna, Ferrara, Firenze, Roma, Napoli: queste e altre le sue mete. Ma ovunque vede la bellezza della natura e delle opere d’arte, vede la maestosità dei monumenti, ma non sa apprezzarli, non sa goderne perché la sua attenzione si concentra sugli aspetti più squallidi della vita quotidiana. Venezia gli appare decadente, Ferrara spettrale, Bologna tenebrosa, Roma lo delude, Napoli è l’immagine del degrado.

Roma – Il Colosseo

Solo le rovine antiche risvegliano la sua cultura classica e suscitano in lui delle emozioni. Ma il contorno lo deprime: così, a Roma, il Colosseo gli appare come un miraggio magnifico e imponente, ma inserito in un ambiente miserabile.

 L’ultima tappa è a Napoli. Per la verità, nelle sue intenzioni, il viaggio doveva proseguire per la Sicilia, dove era prevista una sosta sulle pendici dell’Etna. Ma la visita alla città di Napoli gli provoca un tale “disgusto” che decide di fare dietrofront e di anticipare il ritorno in Inghilterra. 

Non ci soffermiamo sulle minute descrizioni dello squallore che ovunque lo scrittore incontra, né sulle critiche severe: parole dure e impietose che vi risparmiamo.

Due uomini, due visioni

Burnet e Dickens, due personaggi diversi, accomunati dallo stesso giudizio negativo sull’Italia, o meglio, sugli Italiani, per entrambi, maggiormente criticabili perché, pur abitando in un paese che ha avuto in sorte doni eccezionali, come le bellezze naturali e una cultura antica, non sanno dimostrarsene degni.

La sosta del viaggiatore – Carl Spitzweg (1808-1885)

Burnet, uomo di grande integrità, studioso della storia politica dei paesi che analizza con acutezza, è sgradevolmente colpito dall’ingiustizia sociale, dalla pigrizia e dalla corruzione delle istituzioni.

Dickens, sensibile ai temi sociali, è un osservatore attento della vita quotidiana con particolare attenzione per i più miserabili, come testimoniano anche tutte le sue opere da David Copperfield a Oliver Twist e Nicholas Nickleby.

Burnet e Dickens, due voci che si discostano da quelle di tanti altri personaggi famosi che tra ‘700 e ‘800 hanno visitato l’Italia, rivolgendo la loro attenzione soprattutto alla sua bellezza ed al suo immenso patrimonio artistico-culturale: scrittori, pittori, uomini di cultura come Stendhal, Goethe,

Fragonard, David, Beckford e molti altri.

Una nota finale: a differenza di Burnet, Dickens, nel suo resoconto del viaggio in Italia, non fa nessun accenno alla politica e alle istituzioni del Paese: questo è sicuramente dovuto al fatto che, dopo l’esperienza americana, non vuole correre il rischio di scontentare di nuovo lettori e critica. Ora ha bisogno di scrivere un libro e di venderne più copie possibili: ha bisogno di guadagnare!

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